Roma è rappresentativa, anche quando si parla di criminalità. Nel Lazio i reati continuano a crescere e la Capitale da sola ne concentra più dell’80 per cento, tanto da piazzarsi al secondo posto in Italia dopo Milano per numero di denunce.
Il dato arriva dal rapporto «La criminalità nel Lazio», presentato in Regione, che fotografa un biennio, il 2022 e 2023, segnato da un’impennata rispetto al periodo pre-pandemia: 303mila reati nel 2023 contro i 265mila del 2019, con un incremento di oltre il 14 per cento.
Nella sola Capitale, lo scorso anno, sono state registrate oltre 256mila denunce. Furti in casa e sulle auto in sosta, rapine, spaccio e soprattutto truffe online hanno contribuito al boom. In crescita anche le estorsioni e i casi legati ad associazioni di stampo mafioso.
Un dato salta all'occhio. Il Lazio è la regione più colpita d’Italia dai furti in abitazione, con la provincia di Roma in testa. Non stupisce quindi che l’indice di sicurezza domestica sia tra i peggiori del Paese.
Il quadro cambia ma solo in parte se ci si sposta fuori dal Grande Raccordo Anulare. Infatti Latina resta sotto pressione, soprattutto nel sud Pontino, dove i clan campani hanno messo radici da decenni. Mentre Frosinone convive con la presenza della camorra e di gruppi criminali locali. Al contrario Viterbo registra infiltrazioni calabresi e siciliane. Mentre Rieti, pur con numeri più bassi, deve fare i conti con lo spaccio, spesso gestito da gruppi nigeriani.
Insomma, la mappa della criminalità laziale conferma che le mafie tradizionali, ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra, sono ancora ben presenti e dialogano con realtà locali e organizzazioni straniere.
La vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli ha lanciato un messaggio chiaro: «La lotta alla criminalità non si fa da soli. Istituzioni e cittadini devono camminare insieme: la legalità è un punto fermo e ognuno deve fare la propria parte».
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