Sono 100 le nuove Case dell’Acqua che Roma Capitale ha richiesto per il territorio della città e per i Comuni dell’Ato2. In occasione della Conferenza dei sindaci dell’Ato, l’amministrazione ha proposto un ampliamento significativo rispetto al piano Acea Ato2 per il quadriennio 2026-2029, che ne prevedeva 60.
L’obiettivo, secondo quanto riferito dal Campidoglio, è soddisfare le richieste ancora inevase dei Comuni, inclusa Roma, in base ai criteri stabiliti nel piano del 2020. Il potenziamento si inserisce in una strategia più ampia che tiene conto dell’aumento dei flussi turistici, degli effetti del cambiamento climatico e del fenomeno delle isole di calore. Il Comune intende così garantire una rete più capillare di distribuzione gratuita di acqua potabile, di qualità, nelle aree urbane più popolate e frequentate.
Una delle prime nuove installazioni sarà realizzata in via dei Gordiani, nel quadrante est della Capitale, recentemente colpito da una grave esplosione.
«Con questa iniziativa», ha dichiarato l’assessora ai Lavori Pubblici Ornella Segnalini, «vogliamo garantire un servizio pubblico essenziale come l’accesso all’acqua in tutti i territori, a partire da quelli che hanno vissuto situazioni di emergenza. È per questo che una delle prime nuove Case dell’Acqua sarà installata in via dei Gordiani. Continueremo poi a intervenire nei punti più strategici della città: stazioni della metropolitana, nodi di scambio e aree ad alta frequentazione, dove l’acqua può davvero fare la differenza per cittadini, turisti e persone fragili».
Secondo il piano del 2020, ogni Municipio della Capitale avrebbe dovuto disporre di almeno quattro Case dell’Acqua. Un traguardo che, come sottolinea il presidente della Commissione Lavori Pubblici Antonio Stampete, in molti casi non è stato ancora raggiunto, nonostante gli impianti acquistati con i fondi del Giubileo.
«L’operazione», ha affermato Stampete, «nasce da un lavoro congiunto tra l’Assessorato e la Commissione. L’intervento in via dei Gordiani ha anche un valore simbolico: portare un servizio pubblico in un quartiere ferito, ma che merita attenzione, cura e normalità».
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