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Omicidio-suicidio a Ottavia, un ex vigilante uccide un uomo di 38 anni e si toglie la vita

  • Immagine del redattore:  Redazione La Capitale
    Redazione La Capitale
  • 12 ore fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Dramma in una falegnameria abusiva. A scatenare il gesto, un presunto allaccio abusivo alla rete elettrica

polizia di stato

Un tragico episodio ha scosso il quartiere Ottavia, nella periferia nord-ovest di Roma. Nella serata di sabato 18 maggio, all’interno di una falegnameria abusiva in via della Stazione Ottavia 160, si è consumato un omicidio-suicidio.


A premere il grilletto è stato Francesco Cesari, 80 anni, ex guardia giurata e da tempo custode del terreno dove sorgevano alcuni container. La vittima è Nicola Laino, 38 anni, che in quello stesso luogo eseguiva lavori di falegnameria. Dopo averlo colpito a morte con un’arma da fuoco, Cesari ha rivolto la pistola contro se stesso e si è tolto la vita.


A fare la drammatica scoperta è stata la moglie del 38enne. Preoccupata per il mancato rientro e per le chiamate senza risposta del marito, si è recata sul posto dove ha trovato i due corpi privi di vita. Immediato l’intervento delle forze dell’ordine e dei sanitari, che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso di entrambi.


Il movente: un presunto furto di energia

Secondo quanto emerso dalle indagini della Polizia, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, all’origine del gesto ci sarebbe un violento litigio scoppiato per questioni legate alla fornitura elettrica. Pare che Francesco Cesari avesse scoperto un allaccio abusivo alla propria rete da parte di Laino. Il giovane avrebbe utilizzato l’energia per alimentare gli strumenti necessari al suo lavoro nella falegnameria ricavata da un container.


Un contesto precario e di marginalità, in cui sembra che tensioni e malintesi si siano trascinati fino al tragico epilogo. L’arma utilizzata, regolarmente detenuta, apparteneva all’anziano, che in passato aveva lavorato come vigilante.


Un doppio dramma umano e sociale

La vicenda di via della Stazione Ottavia racconta non solo un dramma personale, ma anche le fragilità sociali e le contraddizioni urbanistiche di alcune aree della Capitale. Quella che inizialmente era stata definita una “falegnameria industriale” si è poi rivelata essere una struttura improvvisata e non in regola. Un container utilizzato per lavorazioni artigianali, inserito in un’area dove le tensioni tra vicini e le condizioni precarie hanno fatto da detonatore per un gesto estremo.


Le indagini proseguono per chiarire tutti i dettagli della vicenda, ma il quadro emerso appare già emblematico di un disagio più ampio, fatto di isolamento, precarietà e conflitti degenerati.

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