Non solo Satnam Singh: lo sfruttamento dall'agricoltura al tessile al domestico
L'immagine è impietosa, da un lato sul numero dei controlli, ma anche dagli esiti degli stessi nella Regione Lazio in cui il lavoro sommerso riguarda 420mila persone e di queste una su quattro lavora in nero
Diversamente da quello che si pensa, il caporalato non riguarda solo il mondo agricolo e i lavoratori migranti, e non riguarda solo il sud Italia. Infatti è necessario considerare le varie declinazioni del caporalato, in considerazione delle diverse latitudini territoriali da cui provengono i lavoratori, ma anche dei settori lavorativi maggiormente coinvolti, tra i quali non si annovera solo l'agricoltura.
L'immagine è impietosa, da un lato sul numero dei controlli, ma anche dagli esiti degli stessi nella Regione Lazio in cui il lavoro sommerso riguarda 420mila persone e di queste una su quattro lavora a nero.
I dati di Roma e Lazio: in capo a tutti i lavori domestici
La Cgil di Roma e del Lazio, prendendo in esame i dati Istat sul lavoro sommerso nel periodo 2023-2025, ha rilevato che la media regionale (15 per cento) del sommerso supera quella nazionale (12 per cento). I settori più colpiti sono il lavoro domestico (52 per cento), il lavoro agricolo (24 per cento), quello nel settore della cultura e dello sport (23 per cento).
È inoltre nel settore edile, oltre che agricolo, che si riscontrano i alti tassi di irregolarità, a causa della presenza di lavoro nero, ma anche del ricorso a diverse forme di lavoro “grigio”. L’indicatore di irregolarità complessivo è – secondo Istat – pari all’11,3 per cento, ma sale al 23,2 per cento in ambito agricolo. È il lavoro domestico che raggiunge un picco del 51,8 per cento. Questo dato si regge principalmente sulla disponibilità di manodopera migrante, che accetta livelli di retribuzione e tutela bassi e condizioni di lavoro particolarmente dure.
L’occupazione che sfugge al controllo genera un’evasione pari a 9,4 milioni l’anno e si nasconde principalmente dietro un formale rapporto di lavoro dipendente nel 72 per cento dei casi e dietro altre forme di collaborazione, partite Iva e autonomi, nel 28 per cento dei casi.
Su 620 episodi di caporalato 608 sono nel settore agricolo
Secondo i numeri che risultano dall'attività di vigilanza dell'anno 2023, sono 785 le violazioni riscontrate nel settore agricolo nel Lazio e di queste sono 620 violazioni le riscontrate per caporalato e sfruttamento in tutti i settori produttivi, che comprendono l'industria, l'agricoltura, il settore terziario.
Dei 620 episodi di caporalato, 608 sono nel settore agricolo (molti in confronto alle 12 del settore terziario). Sono poi 61 gli episodi di lavoro nero, 34 le violazioni in materia di salute e sicurezza, 17 di intermediazione, 33 le violazioni penali, 72 le violazioni amministrative e 3 gli episodi di lavoratori extra comunitari privi di permesso di soggiorno.
Su 8.222 ispezioni e totale accessi per settore produttivo, 222 riguardano il settore agricolo. All’interno di questo esiguo numero di ispezioni, registriamo un tasso di irregolarità del 64,5 per cento.
Anche al nord, anche gli italiani
Benchè il nuovo caporalato e il nuovo bracciantato straniero siano associati alle regioni meridionali dell’Italia, alla raccolta stagionale dei frutti del Salento, delle angurie a Nardò a quella dei pomodori a Cerignola, e dei mandarini di Rosarno, questi fenomeni non sono diffusi sono in queste regioni.
Il caporalato è tornato prepotentemente sulla scena negli ultimi anni, soprattutto nell’ultimo decennio. I contadini meridionali sono stati sostituiti da nuova manodopera a giornata proveniente dall'Africa, dall’Asia e dall'est Europa. I fenomeni di caporalato industriale nel settore tessile coinvolgono sia lavoratori del territorio, sia numerosi migranti - spesso di etnia cinese - sono presenti anche al nord Italia, in Veneto, in Lombardia e in Toscana.
In questo quadro si pone la particolare situazione dello sfruttamento lavorativo perpetrato da imprese cinesi nel settore tessile nel territorio pratese, oggetto di procedimenti penali ed eventi di cronaca di rilievo.
Offrire sempre di più, a un prezzo sempre più basso ed in tempi assurdi. Disponibilità e reperibilità ovunque e a qualsiasi ora del giorno. Sono i principi su cui oggi si basa la produzione tessile, in tutto il mondo. E a farne le spese sono soprattutto le condizioni di vita dei lavoratori, condizioni disumane, con operai in nero, costretti a lavorare ben oltre 12 ore al giorno, senza alcuna garanzia per la sicurezza e la salute.
A chi conviene il caporalato?
In una prospettiva macroeconomica il caporalato permette al datore che sfrutta i lavoratori, di accumulare un ingente risparmio dal costo del lavoro. Così i prodotti immessi sul mercato hanno un presso più competitivo in termini di grandi distribuzioni.
Da cosa dipende questo grande risparmio? Dalla scarsa retribuzione, dal mancato rispetto della disciplina giuslavorista e dal mancato rispetto della disciplina previdenziale e contributiva. In altre parole: nessun contratto, nessuna cassa di risparmio, nessun contributo versato per accedere alla pensione.
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