«Si sente ancora battere il cuore su ponte Garibaldi»: oggi il 48 esimo anniversario della morte di Giorgiana Masi
- Edoardo Iacolucci
- 2 giorni fa
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Un caso ancora irrisolto. Sul ponte Garibaldi, all’incrocio con viale Trastevere e Lungotevere, decine di persone si sono radunate per la commemorazione ufficiale nel 48esimo anniversario della sua morte

Oggi, lunedì 12 maggio, Roma si è fermata ancora una volta per ricordare Giorgiana Masi, la giovane studentessa uccisa durante gli scontri politici del 1977. Sul ponte Garibaldi, all’incrocio con viale Trastevere e Lungotevere, decine di persone si sono radunate per la commemorazione ufficiale nel 48esimo anniversario della sua morte. Sventolano bandiere rosse, della pace e della Palestina.
La corona di fiori del Campidoglio è stata deposta accanto alla colonna del ponte. Accanto alla lapide, fiori freschi e biglietti scritti a mano testimoniano che la memoria di Giorgiana è ancora viva, simbolo di una gioventù che non si arrende all’oblio. Girasoli, rose, e ricordi. Uno striscione scritto a mano recita: «Giorgiana Masi, 19 anni, manifestava nell’anniversario della vittoria del referendum sul divorzio. Fu uccisa dalle forze di polizia comandate da Cossiga. Continuiamo la lotta anche nel tuo nome».
Il caso Masi: una pagina oscura della storia italiana
Il 12 maggio 1977, Giorgiana Masi, appena 19enne, partecipava a una manifestazione organizzata dal Partito Radicale per celebrare il terzo anniversario del referendum sul divorzio e raccogliere firme per nuovi referendum abrogativi. Il clima politico era rovente: pochi giorni prima, il ministro dell’Interno Francesco Cossiga aveva vietato tutte le manifestazioni a Roma, nel tentativo di arginare le violenze politiche che insanguinavano il Paese.
Nonostante il divieto, il sit-in in piazza Navona fu confermato. A partecipare non furono solo i radicali, ma anche esponenti della sinistra extraparlamentare e del nascente movimento del ’77. Le tensioni, già altissime, esplosero nel tardo pomeriggio. Scontri violenti si accesero tra manifestanti e un imponente schieramento di forze dell’ordine: oltre 5.000 agenti in assetto antisommossa e numerosi agenti in borghese, molti dei quali armati con pistole non d’ordinanza.
Poco prima delle 20, nella confusione di piazza Giuseppe Gioachino Belli, un colpo di pistola "calibro 22" colpì Giorgiana all’addome. Nonostante il disperato tentativo di salvarla, morì poco dopo in ospedale. Da quel momento iniziò una lunga e dolorosa ricerca della verità, che ancora oggi non ha trovato risposte definitive.

Chi ha ucciso Giorgiana Masi?
Le indagini si arenarono tra depistaggi, omertà e accuse incrociate. Le due ipotesi principali restano il fuoco amico, secondo Cossiga, che attribuì la responsabilità a frange armate dell’Autonomia Operaia oppure un colpo partito da agenti in borghese, armati con pistole non ufficiali mai ritrovate, come sostenuto dalla sinistra extraparlamentare e dal Partito Radicale.
Nel 1981 l’inchiesta fu archiviata, i responsabili mai individuati. Anche la riapertura del caso nel 1998 non portò a nuovi sviluppi concreti, nonostante indizi e dichiarazioni che lasciavano emergere inquietanti ombre legate alla «strategia della tensione» e ai servizi deviati.
Celebri sono le dichiarazioni di Francesco Cossiga, che negli anni ammise di «sapere la verità» ma di non volerla mai rivelare pubblicamente. In un’intervista postuma, pubblicata nel 2011, ipotizzò addirittura che il colpo fosse partito accidentalmente dal fidanzato di Giorgiana, Gianfranco Papini, durante la confusione degli scontri. Una versione che la famiglia Masi ha sempre respinto con forza.
Una memoria che resiste
La lapide di marmo sulla colonna di ponte Garibaldi, posta in maniera spontanea durante una manifestazione e mai più rimossa nonostante le pressioni ministeriali - di Virginio Rong0ni (in carica al dicastero dell'Interno dal 1978 al 1983) - continua a essere un punto di riferimento per chi chiede verità e giustizia.
I versi incisi su quella targa parlano di un dolore collettivo e di una battaglia che va oltre il tempo:
«Se la rivoluzione d’ottobre / fosse stata di maggio / se tu vivessi ancora / se io non fossi impotente di fronte al tuo assassinio / se la mia penna fosse un’arma vincente / se la mia paura esplodesse nelle piazze / coraggio nato dalla rabbia spezzata in gola / se l’averti conosciuta diventasse la nostra forza / se i fiori che abbiamo regalato / alla tua coraggiosa vita nella nostra morte / almeno diventassero ghirlande / della lotta di noi tutte donne /se... / non sarebbero le parole a cercare di affermare la vita / ma la vita stessa senza aggiungere altro».
Ogni anno, come oggi, questo luogo diventa un simbolo di resistenza civile, un richiamo a non dimenticare i costi umani delle derive repressive e autoritarie.
Giorgiana Masi: il simbolo di una generazione
La sua storia è diventata parte integrante della memoria collettiva italiana, ricordata nei libri di storia, nella musica – da Claudio Lolli a Stefano Rosso, fino al rap di Inoki – e nella cultura popolare. La sua figura è un emblema delle lotte giovanili e del coraggio di chi, come lei, scelse di non rimanere in silenzio di fronte alle ingiustizie. Franco Fosca in Roma underground da Ballate del 2007 ricorda l'omicidio della ragaza: «Si sente ancora battere il cuore di Giorgiana sul ponte di Giuseppe Garibaldi». Oggi, su ponte Garibaldi, il cuore di Giorgiana continua a battere forte, nelle parole di chi la ricorda e nella lotta di chi ancora chiede giustizia.