Roma, 4 dicembre 2025
Attualità

«Li hanno lasciati senza alternativa»: chiude l'Emmepiù all’Aventino, dipendenti senza stipendio da mesi

Per i clienti abituali la chiusura del supermercato è una sorpresa ma il gruppo di Maiorana nel 2024 è finito sotto la lente della magistratura per una presunta frode Iva che coinvolgerebbe un sistema articolato di società finte e triangolazioni internazionali

di Anita ArmeniseULTIMO AGGIORNAMENTO 5 mesi fa - TEMPO DI LETTURA 2'

«Ha fallito, dicono che aprirà un Pim al suo posto, i dipendenti non erano pagati da inizio anno». è la voce di una passante, a metà tra il rammarico e l’amarezza, nel raccontare in poche parole il silenzioso epilogo del supermercato Emmepiù di viale Aventino. Si tratta di uno degli store della rete di Maiorana Maggiorino, gruppo leader nella distribuzione alimentare nel centro Italia, ora al centro di un'inchiesta giudiziaria per frode Iva che ha fatto tremare più di una certezza.

Emmepiù viale Aventino, i clienti abituali: «Era sempre pieno»

Davanti alla serranda abbassata, Jaqueline, dipendente del vicino centro informativo Cubainfo, spiega: «Da 4 mesi non li pagano, li hanno praticamente costretti a dimettersi, li hanno lasciati senza alternativa. Hanno continuato a lavorare gratis. Strano, perché era sempre pieno, qui viene la gente della Fao. Io ora l’acqua me la devo portare da casa. Io sto qua da 9 anni. Ed è sempre stato pieno».

Infatti, nonostante la sorpresa dei clienti abituali del supermercato il problema della catena ha radici più profonde. Il Gruppo Maiorana Maggiorino è (o forse era) una colonna del settore alimentare romano, con una storia lunga cinquant’anni, marchi noti come Maiorana, Emme Più, Iper la Spesa, e una solida posizione nel Consorzio C3.

Ma nel 2024 è finito sotto la lente della magistratura per una presunta frode Iva che coinvolgerebbe un sistema articolato di società finte e triangolazioni internazionali.

Secondo il giudice che ha firmato il provvedimento poi annullato in fase di riesame, molte delle società coinvolte nel presunto schema erano vere e proprie «cartiere», create per emettere fatture false. Tra le realtà «effettivamente operanti» citate nell’ordinanza figura anche la stessa Maiorana Maggiorino, indicata come uno dei soggetti coinvolti nella distribuzione delle bevande attraverso transazioni fittizie con società bulgare e italiane.

La giustizia deve ancora accertare in via definitiva le responsabilità, ma sembra che le conseguenze cominciano già a manifestarsi, come negozi che chiudono, dipendenti senza stipendi né tutele, e clienti disorientati da un crollo che sembra, ad un primo occhio, tanto improvviso quanto inspiegabile.

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