
Nella cornice di Palazzo Giustiniani, presso la Sala Zuccari, il 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne, si terrà il convegno «Io non sono il mio abito». L’iniziativa voluta dal senatore Andrea De Priamo, si propone come un momento di confronto tra storia, cultura e impegno civile.
L’evento, in programma dalle ore 10 alle 13, unirà la riflessione storica alla sensibilizzazione sociale, coinvolgendo anche gli studenti delle scuole medie superiori in un dialogo interattivo.
Cuore del convegno sarà la proiezione di un video dedicato agli abiti di Margherita d’Austria, figura femminile del Cinquecento dalla vita intensa e complessa. Attraverso immagini e narrazione, il filmato offrirà un excursus storico sulla “Madama d’Austria”, restituendo un ritratto di donna colta, determinata, ma costretta a confrontarsi con obblighi e pregiudizi imposti dal contesto maschile dell’epoca.
Gli «abiti narranti» diventano simbolo di una dicotomia profonda: essere ed apparire, libertà e imposizione. Le vesti, rappresentazioni dei ruoli sociali e familiari che le vennero imposti, raccontano una vita segnata da subordinazione e controllo. Da qui nasce il parallelo con le forme di violenza e sopraffazione che ancora oggi molte donne subiscono, spesso giustificate da stereotipi legati all’immagine e al modo di vestire.
Il convegno si distingue per il coinvolgimento diretto dei giovani, chiamati a confrontarsi con storici, esperti e rappresentanti istituzionali. Durante il dibattito, gli studenti analizzeranno la vicenda di Margherita d’Austria per trarne spunti di riflessione sul presente: la parità di genere, la prevenzione della violenza e la necessità di superare pregiudizi culturali ancora radicati.
Questo dialogo intergenerazionale rappresenta uno degli aspetti più significativi dell’iniziativa, offrendo alle nuove generazioni l’occasione di comprendere come la storia possa diventare una lente attraverso cui leggere le dinamiche del presente.
Non è casuale la scelta di Palazzo Madama, oggi sede della Repubblica Italiana, ma un tempo residenza di Margherita d’Austria. Questo luogo diventa così un ponte simbolico tra passato e presente, un contesto ideale per riflettere sulla costruzione di una società più rispettosa e paritaria.
Margherita d’Austria, nata nel 1522 dalla relazione tra Carlo V e Johanna van der Gheynst, è una delle protagoniste più moderne e carismatiche del Cinquecento europeo. Donna di potere e di cultura, si impone in un’epoca dominata dagli uomini, ricoprendo ruoli di altissimo rilievo politico: marchesa di Parma e Piacenza, governatrice dei Paesi Bassi e, dal 1572, governatrice del’Aquila.
Nonostante la sua autorevolezza e il suo prestigio, la vita di Margherita è segnata da una condizione di subordinazione: definita «bastarda fiamminga» (la appellò così il Re Filippo II) e costretta a matrimoni di interesse, vive come pedina nelle strategie diplomatiche dell’Impero. Eppure, dietro l’apparente obbedienza, rivela una forte indipendenza d’animo e una notevole intelligenza diplomatica, che la rendono una figura chiave nelle complesse relazioni tra Impero e Chiesa.
All’Aquila, dove si stabilisce nel Palazzo Margherita - oggi sede del municipio - guida la città verso una rinascita economica e culturale, promuovendo arti, lettere e un clima di apertura che trasformano la sua corte in un centro di splendore rinascimentale.
Amata dal popolo e ricordata come “Madama d’Austria”, Margherita incarna una leadership femminile illuminata, capace di coniugare sensibilità, cultura e visione politica. Considerata una vera “manager ante litteram”, rappresenta un esempio di femminilità forte ma costretta, che riesce a lasciare un’impronta indelebile nella storia europea.
La figura di Margherita d’Austria, con il suo impegno per le donne e le sue opere di carità, diventa una guida storica per comprendere le radici culturali della violenza di genere. Il convegno «Io non sono il mio abito» non si limita a una riflessione accademica, ma vuole stimolare una presa di coscienza collettiva contro tutte le discriminazioni e i giudizi che ancora oggi troppo spesso colpiscono le donne.
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