
Una «situazione inaccettabile» quella riscontrata al carcere femminile di Rebibbia. A definirla così è Matteo Hallissey, presidente di +Europa e dei Radicali, al termine di una visita svolta stamattina intorno a mezzogiorno a Roma. «Siamo stati al carcere femminile di Rebibbia e abbiamo riscontrato una situazione di sovraffollamento inaccettabile: oltre 370 detenute per una struttura che dovrebbe contenerne cento in meno», afferma Hallissey.
Il dato, secondo quanto riferito, fotografa una pressione ben oltre la capienza regolamentare, con conseguenze dirette sulle condizioni di vita e sulla gestione quotidiana dell’istituto. «Pochi giorni fa c’è stato addirittura il tragico episodio di una detenuta morta in carcere e diverse altre portate via, pare per abuso di sostanze», aggiunge il presidente di +Europa, richiamando così l’attenzione su episodi che rendono ancora più urgente un intervento.
Il radicale fa riferimento ad una detenuta di 59 anni, deceduta lo scorso 12 dicembre per overdose.
Un giorno prima di lei, l'11 dicembre, in seguito ad un pestaggio avvenuto all'interno del penitenziario, era morto invece Francesco Valeriano. Sulla vicenda è intervenuta anche la senatrice Ilaria Cucchi: «Avevo chiesto come potesse essere accaduto. Ho recuperato quello scambio. La direttrice parlava di una “violenta ed imprevedibile aggressione”. Si era verificato l’esatto opposto - ha precisato - di ciò che dovrebbe accadere davanti agli occhi di uno Stato consapevole
Francesco Valeriano e la sua famiglia «sono stati abbandonati» ricorda la senatrice. «Il carcere - aveva poi concluso - dovrebbe essere una scuola, un luogo in cui si impara a vivere in libertà e con gli altri. Oggi invece è una camera di tortura, alimentata a indifferenza. E ne siamo tutte e tutti responsabili».
La visita dei Radicali arriva pochi giorni dopo la consegna dei diploma da parte del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, alle detenuti e ai detenuti che hanno svolto i corsi di Ama, all'interno del progetto «Fratelli tutti» - e si è svolta nel carcere femminile di Rebibbia, il più grande istituto penitenziario della Capitale.
Al centro delle richieste c’è la necessità di affrontare il sovraffollamento non solo come problema numerico, ma come questione che incide su sicurezza, salute e diritti fondamentali delle detenute. Queste condizioni del carcere romano sono oggetto anche di una serie di lettere dell'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, pubblicate tramite i suoi canali social.
Matteo Hallissey ha sottolineato inoltre come la condizione attuale richieda risposte «strutturali e non emergenziali», con un’attenzione particolare ai percorsi di reinserimento, spesso sacrificati quando gli spazi e le risorse risultano insufficienti.
Accanto a Hallissey è intervenuto anche lo youtuber Simone Cicalone, che ha posto l’accento sul tema della rieducazione: «Oggi quando esci dal carcere non hai nulla di nuovo, mentre dovremmo rafforzare percorsi di studio e di lavoro. Se non c’è rieducazione - continua - allora la recidiva sarà sempre alta. Ogni detenuto dovrebbe uscire arricchito e non tornare a delinquere, altrimenti questa istituzione ha fallito».
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