
Si respira aria di Natale anche negli impegni istituzionali. Venerdì 19 dicembre, nel teatro del carcere di Rebibbia, luogo simbolo dove i fratelli Taviani girarono «Cesare non deve morire», il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e l’assessora alla Scuola, Formazione e Lavoro Claudia Pratelli, il dirigente Ama Alessandro Filippi e la garante dei detenuti Valentina Calderone hanno consegnato i diplomi alle detenute e ai detenuti che hanno concluso con successo i percorsi di formazione professionale nel Rebibbia Nuovo Complesso e nel Rebibbia Femminile.
I corsi, realizzati da Ama, hanno riguardato il conseguimento della qualifica di manutentore del verde e un percorso sulla gestione della macchina compostiera, curato da personale qualificato. L’iniziativa nasce nel giugno 2024 con la firma di un Protocollo d’Intesa tra Ministero della Giustizia, Roma Capitale, Città Metropolitana di Roma, Garante dei detenuti e Ama, con l’obiettivo di favorire l’inserimento lavorativo delle persone detenute negli istituti del territorio metropolitano. Da questa collaborazione è nato il progetto pilota intitolato «Fratelli tutti».

Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha spiegato a La Capitale il valore dell’iniziativa: «È un concreto segno di speranza nel segno dell'attuazione del dettato costituzionale che dice che la pena deve rieducare e aiutare il reinserimento della società, ma farlo attraverso l'acquisizione di qualifiche professionali importanti e quindi la prospettiva del lavoro è molto importante». E ha aggiunto: «Il lavoro dà dignità e la pena deve servire, anche se si vogliono evitare il fenomeno delle recidive, a reinserire le persone che hanno sbagliato dentro la società attraverso il lavoro».

Per la garante dei detenuti Valentina Calderone, la cerimonia va oltre il simbolo: «Celebrare la consegna dei diplomi di questi uomini e donne non è solo un atto simbolico, è una cosa fondamentale, perché testimonia la volontà di Roma Capitale e di Città Metropolitana di impegnarsi su questo fronte». L’obiettivo, ha sottolineato, è «riempire di significato e di senso questi posti in forte collegamento con la città».
Il direttore generale Alessandro Filippi ha evidenziato il doppio valore del progetto: «Se si vuole evitare che quelle porte si riaprano, la scuola e la formazione sono elementi essenziali». Accanto a questo, il tema della sostenibilità: «La possibilità di avere installate le compostiere consente di fare in modo che da dove c'è il rifiuto, quel rifiuto diventi prodotto, chiudendo l’autonomia circolare».

Tra i diplomati, Irene ha raccontato l’esperienza vissuta: «Abbiamo sistemato uno spazio verde e fatto diventare un giardino accogliente. Abbiamo iniziato ad allontanare il peso dei pensieri del carcere. Abbiamo imparato tanto, questo ci può dare un futuro».
L’assessora Claudia Pratelli ha rivendicato il valore collettivo del percorso: «Sono molto orgogliosa di aver riportato dopo oltre 20 anni la formazione professionale pubblica nelle carceri di Roma Capitale». E ha concluso sottolineando la visione alla base del progetto: «Un’idea di città che rifiuta l’idea dello scarto, soprattutto degli scarti umani, e che moltiplica le opportunità attraverso formazione, lavoro e sostenibilità».



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