È successo sabato in via Leopardi, all'Esquilino. Intorno alle 23, una trentina di persone incappucciate, con caschi e bastoni, hanno preso d’assalto il bar dello Statuto, devastando il locale tra cori fascisti, vetrine in frantumi e tavoli rovesciati.
L’episodio è avvenuto alla fine del grande corteo che, nel pomeriggio, aveva riempito le strade della Capitale in sostegno del popolo palestinese.
Secondo quanto riferito da diversi testimoni, il gruppo sarebbe arrivato da via Napoleone III – dove ha sede CasaPound – intonando Faccetta nera e gridando boia chi molla. «Avevano il volto coperto, i bastoni in mano, e urlavano cori fascisti», raccontano alcuni presenti, ancora sotto shock.
Nel tentativo di proteggersi, i clienti e i gestori del bar avevano abbassato le serrande del locale. Ma gli aggressori hanno forzato l’ingresso, sfondando una vetrina e facendo irruzione all’interno.
«Hanno lanciato tavoli e sedie – ricorda una testimone –. Tutto è durato alcuni minuti interminabili. Quando è passata una pattuglia, abbiamo chiesto aiuto, ma l’auto non si è fermata».
Tra i presenti c’era anche una bambina di cinque anni, messa al riparo nella cucina del bar. Fortunatamente non si registrano feriti gravi, ma uno dei dipendenti del locale sarebbe stato colpito durante l’aggressione.
All’origine del blitz ci sarebbe, secondo le prime ricostruzioni, il tentativo di alcuni manifestanti pro-Palestina di assalire l’ingresso del palazzo di CasaPound con il lancio di sassi e bombe carta, poche ore prima dell’assalto.
Il bar dello Statuto, punto di riferimento del quartiere e noto per la sua vocazione inclusiva, ha pubblicato nella notte una nota di condanna:
«Dopo una giornata di manifestazione bella, partecipata e pacifica, si è purtroppo verificato un episodio che ci colpisce profondamente. Alla risposta ferma ma civile dei nostri clienti, il gruppo ha reagito con violenza, aggredendo un nostro dipendente e danneggiando il locale. Condanniamo con forza ogni forma di violenza, fisica e verbale. Questi gesti non ci rappresentano e non appartengono ai valori dello Statuto. Siamo un luogo aperto, di incontro e di rispetto reciproco. E continueremo ad esserlo».
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