Roma, 21 novembre 2025
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Cronaca di Roma

Triplice femminicidio in Prati, ergastolo in primo grado per Giandavide De Pau

La Corte d’Assise di Roma condanna De Pau per l’omicidio di tre donne nel novembre 2022; difesa annuncia appello

di Redazione La CapitaleULTIMO AGGIORNAMENTO 16 ore fa - TEMPO DI LETTURA 2'

Carcere a vita e isolamento diurno per tre anni. È quanto deciso dalla Corte d’Assise di Roma per Giandavide De Pau, accusato del triplice femminicidio avvenuto il 17 novembre 2022 nel quartiere Prati, a Roma.

De Pau ha ucciso a coltellate due cittadine cinesi e la 65enne colombiana Marta Castano Torres. Gli omicidi sono avvenuti a distanza di poche ore, rispettivamente in via Riboty e in via Durazzo. I corpi delle tre donne sono stati trafitti più volte dalla lama, un’azione ritenuta dagli inquirenti pianificata dall’imputato, in passato autista e uomo di fiducia di Michele Senese, esponente della malavita di stampo camorristico nella Capitale.

L’accusa contestava a De Pau il triplice omicidio aggravato dalla crudeltà (solo per la morte di Torres), dai futili motivi e dalla premeditazione. La perizia psichiatrica disposta dalla Terza Corte di Assise ha stabilito la capacità di intendere e di volere dell’imputato al momento dei fatti. A rafforzare l’aggravante della premeditazione, due video rinvenuti sul cellulare di De Pau documentano i primi due omicidi. Uno dei filmati dura circa 14 minuti, l’altro 42, «documentando in maniera incontrovertibile e raccapricciante l’omicidio delle due donne cinesi», scrive il gip.

Gli atti dell’indagine includono anche immagini delle telecamere di sorveglianza che mostrano De Pau, volto travisato da mascherina e berretto, dirigersi verso via Durazzo, luogo del terzo omicidio.

La difesa: «Appelleremo la sentenza»

«Aspetteremo, leggeremo e valuteremo. Ovviamente sarà una sentenza che appelleremo», ha dichiarato l’avvocato Alessandro De Federicis, difensore di De Pau.

Secondo De Federicis, non è stato accolto il profilo dell’imputabilità né l’esclusione di alcune aggravanti, tra cui la premeditazione e i futili motivi. È stata invece accolta l’esclusione dell’aggravante della crudeltà, ma limitatamente alle due vittime cinesi, non a Torres. «È il momento della riflessione, e poi dell’impugnazione», ha concluso l’avvocato.

Oggi la sentenza ha dunque stabilito un primo punto fermo nella vicenda giudiziaria, ma la battaglia legale proseguirà in appello.

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