Simona vive con suo figlio al palazzo dell’ex questura al Quarticciolo, nella periferia est di Roma, tra la Prenestina e la Togliatti. Lo stabile, abbandonato da tempo, è stato occupato oltre 20 anni fa ed ora ospita circa 40 persone. Dopo l’approvazione del decreto Caivano bis - che ha inserito il quartiere nel provvedimento voluto dal Governo - gli abitanti del palazzo hanno vissuto per mesi nell’incubo dello sgombero. Abbiamo raggiunto Simona, in occasione del documentario de La Capitale «Cercasi casa a Roma» ad un piano alto dello stabile nella «sua» casa colorata, arredata con alcuni oggetti che lei stessa ha realizzato. E’ un’artigiana ma da tempo non può più occuparsi di creare gioielli e suppellettili perché ha bisogno di guadagnare: circa tre anni fa si è trasferita all’ex questura: «Sono tornata dal Messico dove vive il padre di mio figlio e non sapevo dove andare», racconta.
Come hai vissuto i mesi in cui hai temuto di essere sfrattata?
«Siamo stati tutti in allarme. Poi sembra che abbiano deciso di non inserirci nel progetto: da una parte abbiamo tirato un sospiro di sollievo dall’altra parte è rimasto un punto interrogativo. Adesso non sappiamo più nulla. Non ci sono sgomberi da alcuni mesi ma mi dicono che nel quartiere stanno arrivano molte lettere di sfratto. Siamo tutti sul chi va là, con la paura di essere mandati via».
Perché vivi in uno stabile occupato?
«Molte persone pensano che chi vive in questa situazione lo faccia perché non vuole pagare l’affitto o le tasse. Per me non è così: questa è l’unica cosa che posso avere oggi con un figlio e con i lavori precari. Ma anche con un lavoro in regola di 1200 euro, ad esempio, avrei difficoltà a potermi permettere un affitto. Sono sola, il papà di mio figlio vive dall’altra parte del mondo e un affitto di circa 600 euro non posso pagarlo. Con meno è impossibile oggi affittare una casa, mentre quelle popolari non ci sono. E quindi rimangono queste soluzioni, diciamo così, estreme».
Accetteresti una casa popolare?
«Certo. A me piacerebbe avere una casa mia con il bagno, te la senti un po' tua. Anche se la casa popolare non è tua sai che finché campi sei lì. Invece qui è tutto precario».
Stai lavorando?
«La pappa a casa la devi portare e l’unica soluzione è lavorare in nero. Dobbiamo mangiare. Perché lo Stato si riempie la bocca e dice 'fate i figli che poi ti diamo i bonus'. A me non devi dare il bonus: aiutami se vuoi: con una casa popolare oppure con un lavoro, favorendo il contatto con un’azienda che, assumendo una mamma sola, magari ha delle agevolazioni fiscali. Le soluzioni ci sarebbero però non convengono a tutti probabilmente».
Quali sono i tuoi sogni per il futuro?
«Trovare una stabilità insieme a mio figlio, una casa dove non hai l’ansia che ti mandano via. Vorrei fare una vita dignitosa, niente di più. Non sono molto ambiziosa, mi piace la semplicità e mi piace crearmela con le mie mani. Non voglio appoggiarmi ad altre persone per vivere. Vorrei un futuro dove da sola, con l’aiuto delle istituzioni, ce la possa fare».
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