Sgomberi al Caat di Val Cannuta entro il 30 giugno: l’allarme dell’Unione Inquilini
- Edoardo Iacolucci
- 4 giu
- Tempo di lettura: 2 min
L'associazione Unione Inquilini denuncia: «Nessun confronto con il Comune, soluzioni provvisorie inadeguate. Servono rispetto e certezze per le famiglie»

Si avvicina la data di chiusura del Caat di Val Cannuta, il Centro di assistenza alloggiativa temporanea che ospita attualmente circa 80 famiglie nella Capitale. Unione Inquilini lancia l’allarme: nella giornata di domani sono previsti sgomberi forzati per sei nuclei familiari, alcuni dei quali con disabilità, mentre l’intera struttura dovrà essere liberata entro il 30 giugno 2025.
Nonostante l’imminente chiusura, le proposte di alloggio alternativo sono state inviate solo ieri – denuncia l’Unione Inquilini – senza che vi sia stato alcun tavolo di confronto tra il Comune di Roma e le rappresentanze sindacali. Un passaggio ritenuto fondamentale per garantire una transizione ordinata, dignitosa e trasparente.
A peggiorare il quadro, emerge il fallimento della gestione del residence. Dal 2015 al 30 novembre 2024 la cooperativa sociale «Ambiente e Lavoro» ha gestito in proroga la struttura, con un contratto che valeva circa 400mila euro l’anno solo per i servizi di portierato e interventi sociali. A questi costi si sommano circa 3 milioni di euro l’anno che il Comune ha pagato per l’affitto dello stabile, (257 euro al metro quadro) per un edificio fatiscente e privo di manutenzione.
Dallo scorso 1° dicembre, la nuova realtà vincitrice del bando non si è mai presentata, lasciando il Caat senza gestione, portierato né sorveglianza, aggravando il rischio di nuove occupazioni abusive, guasti non riparati e ascensori spenti da anni per mancanza di certificazioni, nonostante la presenza di molti residenti con disabilità.
Unione Inquilini: critiche ai Sassat e alle soluzioni temporanee
Tra le principali contestazioni, l’utilizzo delle soluzioni abitative del Sassat (Servizio di assistenza e sostegno socio abitativo temporaneo), considerate misure provvisorie e inadatte per famiglie che da anni sono in attesa di un alloggio popolare.
Molti dei residenti del Caat, secondo l’Unione Inquilini, vantano punteggi elevati nelle graduatorie Erp (Edilizia residenziale pubblica), ma non è stata data alcuna indicazione sulle modalità e tempistiche di eventuali assegnazioni definitive.
«Non si può continuare a gestire l’emergenza abitativa con misure tampone e senza trasparenza. Le famiglie di Val Cannuta meritano rispetto, ascolto e certezze», afferma il sindacato.
Le richieste dell’Unione Inquilini
Il sindacato chiede la sospensione immediata degli sgomberi, soprattutto nei casi di fragilità sociale o sanitaria. Sollecita inoltre l’avvio urgente di un tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali e le associazioni. Infine, rivendica la necessità di soluzioni abitative stabili e non provvisorie, con pieno accesso ai diritti di chi è in graduatoria Erp.
L’obiettivo del Comune: chiusura entro l’estate 2025
Secondo l’assessore alle politiche abitative Tobia Zevi, la chiusura del Caat è una priorità: «Val Cannuta è uno dei luoghi più problematici di questa città. Doveva essere una struttura temporanea, invece è scandalosamente aperta da trent’anni. Vogliamo chiuderlo entro l’estate 2025, con attenzione alle fragilità ma nel rispetto della legge».
Nel frattempo, il Comune dovrà trovare una soluzione abitativa per circa 160 nuclei, di cui un terzo senza titolo. Tra alloggi inagibili, occupazioni abusive e spazi lasciati vuoti, l’incertezza regna sovrana. Le famiglie ancora presenti aspettano risposte concrete, mentre la struttura resta un simbolo di fallimento nella gestione dell’emergenza abitativa romana