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Roma si inchina a Edoardo Bove [VIDEO]

  • Immagine del redattore: Rebecca Manganaro
    Rebecca Manganaro
  • 19 minuti fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Dopo il malore di dicembre, Edoardo Bove torna in campo all’Olimpico da avversario della Roma. Accolto da striscioni, cori e applausi, si prende l’abbraccio del suo popolo e regala al calcio uno dei suoi momenti più veri

Edoardo bove

C’è un calcio che va oltre i colori, oltre il risultato, oltre le rivalità. È il calcio che si inchina davanti alla forza di un ragazzo che ha lottato prima con un avversario invisibile, poi con la paura, e infine con se stesso. È il calcio che stasera, all’Olimpico, ha applaudito in piedi Edoardo Bove.


Il destino aveva tracciato un copione perfetto, uno di quelli che sembrano scritti per emozionare anche i cuori più duri: il ritorno del numero 4 della Fiorentina, proprio nello stadio dove è nato calcisticamente, contro la Roma che è casa, sangue, radici. Da quel malore improvviso del primo dicembre, c’era un’unica certezza: il cammino sarebbe stato lungo. Ma c’era anche qualcosa di più grande, la determinazione di tornare, e non da comparsa.


Il calcio d’inizio è stato solo il dettaglio tecnico di una serata che sapeva già di emozione. Già prima, la Curva Sud aveva parlato. Uno striscione, poi un altro, poi cori, abbracci visivi e sonori. «Un cuore più forte di un destino avverso», parole che Edoardo avrà sentito arrivare dritte, non solo alle orecchie, ma dove aveva sentito tremare tutto, mesi fa. Il cuore.


Poi la partita, il suo ritmo, i suoi contrasti e le sue emozioni. Ma nulla è stato più forte di quel momento finale, quando lo stadio intero si è alzato in piedi. La Roma aveva vinto, ma Roma, tutta, aveva già celebrato il suo trionfo più bello: il ritorno di un figlio, tornato da avversario ma mai da straniero. Lacrime sul volto di Bove, sincere, delicate, potenti. Lacrime che raccontano tutto quello che c’è stato, e tutto quello che ancora ci sarà.


Anche la Fiorentina, che lo ha sostenuto nel silenzio delle settimane difficili, è tornata in campo per accompagnarlo in quel giro che sa di rinascita. Edoardo ha ringraziato. Ma siamo noi a dover dire grazie. Perché il suo ritorno è una carezza per chi crede nei valori veri dello sport. Perché ci ricorda che la maglia si cambia, ma il cuore resta. E quello di Bove, oggi, batte più forte che mai.


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