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«La cultura è un diritto, non un lusso»: occupato l’ex Circolo degli Artisti per la mobilitazione dei lavoratori dello spettacolo

  • Immagine del redattore: Anita Armenise
    Anita Armenise
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

L’ex Circolo degli Artisti, sequestrato nel 2015 per abusi edilizi e smaltimento illecito di rifiuti (compreso amianto), è rimasto in stato di degrado per dieci anni

circolo degli artisti

Ieri mattina, poco dopo le 8, un gruppo di attivisti e lavoratori dello spettacolo ha simbolicamente riaperto le porte dell’ex Circolo degli Artisti in via Casilina Vecchia 42, chiuso dal 2015. L’occupazione è stata promossa dal collettivo “Vogliamo tutt’altro”, sostenuto dal sindacato Clap – Camere del Lavoro Autonomo e Precario, con l’obiettivo di restituire lo storico spazio culturale alla città e lanciare un segnale forte: «La cultura non è un lusso per pochi, ma un diritto collettivo».


Una giornata di mobilitazione che ha visto l’adesione di lavoratrici e lavoratori di diversi settori della conoscenza – dallo spettacolo all’università, dall’editoria ai beni culturali – culminata in una assemblea cittadina alle 16, seguita da una assemblea nazionale online alle 19, connessa con altri quindici presìdi in tutta Italia.


«Se parlassimo di fabbrica, parleremmo di licenziamenti di massa»

A spiegare il senso dell’occupazione è Marta, attivista del collettivo e membro di Clap: «Siamo qui oggi sia come lavoratrici e lavoratori, sia come abitanti di questa città. I tagli al Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo e la mala distribuzione fatta quest’anno significano un’erosione concreta del reddito per chi lavora nel settore. Se parlassimo di fabbrica, parleremmo di licenziamenti di massa. E quindi sarebbe naturale scioperare, attivarsi, mobilitarsi».


Marta sottolinea la volontà di costruire alleanze oltre il perimetro dello spettacolo: «Noi lavoriamo in un settore complesso, meno abituato a forme di lotta strutturate. Ma oggi il nostro obiettivo è chiaro: metterci in rete con tutte le lavoratrici e lavoratori precari della cultura – dalla scuola all’università, fino ai beni culturali. Le archeologhe e gli archeologi in questa città sono partite Iva precarie. Noi siamo un indotto fondamentale di questo Paese, e dobbiamo essere ascoltati nelle forme in cui decidiamo di auto-organizzarci, siano esse sindacati o assemblee».


Una risposta alla visione autoritaria della cultura

Nel mirino della mobilitazione ci sono sia il Governo, accusato di precarizzazione sistemica e censura ideologica, sia il comune di Roma, ritenuto colpevole di inerzia e opacità. Nel comunicato diffuso dal collettivo si legge: «Denunciamo i tagli e i declassamenti effettuati dalle Commissioni contro teatri, festival, compagnie e progetti di formazione che da anni animano l’ecosistema culturale del Paese. Si stima una perdita tra le 30mila e le 50mila giornate lavorative».


Leonardo: «Questa è solo l’inizio di un’onda»

Tra gli occupanti c’è anche Leonardo, un altro lavoratore dello spettacolo: «Stamattina siamo entrati nell’ex Circolo degli Artisti, un luogo storico chiuso da dieci anni. I tagli del Ministero cadono sulle nostre vite. Per questo oggi parte una mobilitazione che sarà un’onda, e che in autunno ci vedrà coinvolti insieme ad altre lotte precarie. Vogliamo contrastare la costruzione di una cultura di regime che si fonda sullo sfruttamento di chi lavora nello spettacolo e nella cultura».


Il riferimento è chiaro anche all’abbandono degli spazi culturali della Capitale. L’ex Circolo degli Artisti, sequestrato nel 2015 per abusi edilizi e smaltimento illecito di rifiuti (compreso amianto), è rimasto in stato di degrado per dieci anni. A ottobre 2024, l’assessore comunale al Patrimonio Tobia Zevi aveva annunciato la fine della bonifica e promesso la riapertura entro il 2026. Ma per gli attivisti, questo cronoprogramma è inaccettabile.


La domanda politica: da che parte sta il Comune?

Gli occupanti chiedono al comune una presa di posizione chiara: «Da che parte sta l’amministrazione comunale? È tempo di un segnale forte. In questi anni abbiamo visto la chiusura dell’Angelo Mai, del Teatro Valle e dello stesso Circolo. Oggi intere generazioni artistiche crescono senza luoghi dove formarsi, sperimentare, lavorare».

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