Gli attivisti di «Palestina Libera» hanno interrotto l’assemblea degli azionisti di «Leonardo»
- Edoardo Iacolucci
- 13 ore fa
- Tempo di lettura: 3 min
Le proteste sono state contro il supporto militare a Israele

Questa mattina alle 10:30 un gruppo di attivisti legati alla campagna «Palestina Libera» ha interrotto l’assemblea pubblica degli azionisti di Leonardo S.p.A., l’azienda italiana leader nel settore della difesa e dell’aerospazio. I manifestanti hanno imbrattato con vernice rossa l’ingresso della sede principale, simbolicamente richiamando il sangue versato nella Striscia di Gaza.
Durante l’azione, accompagnata da fumogeni, uno degli attivisti, Bruno, ha dichiarato: «L’Italia ripudia la guerra, eppure Leonardo la sta finanziando». Il gesto ha causato la momentanea chiusura dell’ingresso principale e l’intervento delle forze dell’ordine, che hanno identificato e portato in questura i partecipanti.
Un altro manifestante, Salvatore, ha aggiunto: «Non siamo noi i criminali. I criminali di guerra sono i complici di questo genocidio», mentre veniva condotto via dagli agenti.
Contesto e motivazioni della protesta
Secondo i promotori dell’iniziativa, l’obiettivo della protesta è quello di denunciare il coinvolgimento dell’Italia, e in particolare di Leonardo S.p.A., nella fornitura di tecnologia e armamenti utilizzati da Israele nel conflitto in corso con Hamas, che dal 7 ottobre 2023 ha visto l’intensificarsi delle operazioni militari nella Striscia di Gaza. Le fonti degli attivisti parlano di oltre 53.000 vittime civili palestinesi.
L’Italia figura tra i principali fornitori di armamenti a Israele. Recentemente, la Commissione Difesa del Senato ha approvato un piano da 1,6 miliardi di euro per l’acquisto di tecnologie militari israeliane, con il sostegno del ministro della Difesa Guido Crosetto. Una scelta che ha sollevato critiche da parte di organizzazioni pacifiste e gruppi per i diritti umani.
Leonardo S.p.A., di cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze detiene il 30,2% delle azioni, è al centro delle critiche. Il MEF nomina anche la maggioranza del Consiglio di Amministrazione dell’azienda, inclusi il Presidente Stefano Pontecorvo e l’Amministratore Delegato Roberto Cingolani.
Legami internazionali di Leonardo
La società opera attraverso una rete complessa di partecipate e joint venture a livello internazionale. Leonardo DRS, Inc., controllata al 72% e quotata al Nasdaq, include la DRS Rada Technologies Ltd con sede in Israele. Inoltre, Leonardo detiene una quota del 22,8% in HENSOLDT AG (Germania), partner tecnologico di Israel Aerospace Industries, un’azienda statale israeliana attiva nella produzione di radar, missili e sistemi avionici.
Secondo il sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli, dal 7 ottobre 2023 sono state autorizzate oltre 200 operazioni di esportazione militare tra Italia e Israele.
Gli attivisti sostengono che ciò rappresenti una violazione della legge 185/1990, che vieta esportazioni di armi verso paesi coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani.
Le posizioni espresse durante la protesta
Nel corso della manifestazione, i partecipanti hanno espresso forti critiche nei confronti del coinvolgimento italiano nel settore della difesa, in particolare per quanto riguarda la cooperazione militare con Israele.
Secondo quanto affermato dai manifestanti, l’obiettivo dell’azione era sollevare interrogativi tra gli azionisti e i dirigenti di Leonardo in merito alle conseguenze etiche e umanitarie delle attività dell’azienda. Hanno chiesto pubblicamente la cessazione dei rapporti commerciali con Israele, sostenendo che tali legami contribuirebbero a gravi violazioni del diritto internazionale umanitario.
I presenti hanno inoltre definito il recente accordo militare approvato in Italia come «assurdo», sottolineando che sarebbe stato siglato mentre erano in corso operazioni militari israeliane su aree densamente popolate, comprese quelle adibite a rifugi di emergenza.
Altri, tra gli attivisti, hanno descritto la situazione a Gaza come talmente drammatica da non lasciare più spazio alle parole, ritenendo necessarie azioni dirette per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni.
Infine, è stato ribadito il principio sancito dalla Costituzione italiana secondo cui il Paese «ripudia la guerra», principio che, a loro avviso, dovrebbe essere rispettato anche nella definizione delle politiche industriali e di difesa.