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Caso Cucchi, slitta al 19 giugno la sentenza sui depistaggi

  • Immagine del redattore: Anita Armenise
    Anita Armenise
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Nel frattempo, venerdì si è aperta nelle aule di giustizia la requisitoria del pm Giovanni Musarò sul Cucchi-quater, quello che vedi imputati i capi dell'arma, ai vertici delle responsabilità di tutti gli imputati

cucchi

«I vertici che hanno nascosto la verità, scritto il falso e depistato le indagini per garantire l’impunità degli assassini di Stefano Cucchi».

Sono loro che sono stati giudicati oggi dalla Corte di Appello di Roma, come spiega la sorella di Stefano e senatrice di Sinistra Italiana, Ilaria Cucchi. La sentenza, prevista per la giornata odierna però slitta al 19 giugno.


Sono già stati tutti condannati dal Tribunale di Roma e definite le loro responsabilità, in primo grado, per avere depistato le indagini. Infatti il 7 aprile 2022 c'era stata la sentenza per tutti gli otto carabinieri imputati. Sono passati 16 anni da quel 15 ottobre 2009, e i reati ormai sono tutti prescritti.


Caso Cucchi, pesci grossi e pesci piccoli

Nel frattempo, venerdì si è aperta nelle aule di giustizia la requisitoria del pm Giovanni Musarò sul Cucchi-quater, quello che vedi imputati i capi dell'arma che avrebbero coperto chi non voleva far venire a galla la verità di quello che avvenne quella notte.


La Procura di Roma ha chiesto la condanna di tre carabinieri accusati di aver mentito nel processo sui depistaggi che per anni hanno ostacolato la verità sulla morte di Stefano Cucchi. Il pm Musarò ha chiesto quattro anni e due mesi per Maurizio Bertolino, all’epoca maresciallo a Tor Sapienza, tre anni e sei mesi, per il maresciallo Giuseppe Perri e 4 anni per Prospero Fortunato all'epoca capitano e comandante della sezione infortunistica e polizia giudiziaria presso il nucleo Radio Mobile di Roma.


Durante la requisitoria davanti al giudice monocratico di Roma, il pubblico ministero ha sottolineato come il caso Cucchi sia stato segnato da «un’attività ossessiva di depistaggio» protrattasi per nove anni, dall’ottobre 2009 fino all’ottobre 2018.


«Questa condotta illecita – ha aggiunto il pm Musarò – è poi continuata in modo inaudito fino al 2021. Mi auguro che questa sia l’ultima tappa di una vicenda che va avanti da 15 anni.» All’inizio dell’udienza, gli avvocati di due parti civili, entrambi agenti della Polizia Penitenziaria, hanno comunicato la revoca della costituzione di parte civile: un gesto che lascia presumere il raggiungimento di un accordo risarcitorio al di fuori del processo.

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