- Redazione La Capitale
Femminicidio Fonte Nuova: custodia cautelare in carcere per Ossoli
Su richiesta della procura di Tivoli, il Gip Sabina Lencioni ha disposto la custodia cautelare in carcere per Domenico Ossoli, per la morte della moglie Annarita Morelli. Lo spiega il procuratore di Tivoli, Francesco Menditto, in conferenza stampa
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ha disposto la custodia cautelare in carcere per Domenico Ossoli, 73 anni, accusato del femminicidio della moglie Annarita Morelli, avvenuto il 6 agosto 2024 a Fonte Nuova. L'ordinanza, emessa dal Giudice per le indagini preliminari (Gip) del Tribunale di Tivoli, ha riconosciuto tutte le aggravanti contestate. Secondo quanto emerso dalle indagini, Domenico Ossoli avrebbe premeditato l'omicidio il 4 agosto 2024, partendo dalla sua residenza a Norcia la mattina del 6 agosto, armato di una pistola Beretta calibro 7,65.
Il movente del delitto sarebbe proprio legato alla volontà della moglie di separarsi, decisione che Ossoli non accettava, temendo di perdere il controllo sulla vita della donna. Annarita Morelli è stata colpita mentre era alla guida della sua auto, senza possibilità di difendersi.
La Procura ha sottolineato la gravità e la premeditazione del gesto, descrivendo l'indagato come pericoloso e incline a comportamenti violenti e lucidamente pianificati.
Nonostante la mancata convalida del fermo per assenza di pericolo di fuga «il versante cautelare non può, evidentemente, non risentire non solo dell’enormità del gesto, ma della fredda e lucida determinazione che ha sorretto il procedimento volitivo». La custodia cautelare in carcere è stata considerata indispensabile per la tutela sociale.
Le indagini, coordinate dalla Procura e condotte dai carabinieri di Monterotondo, proseguono per chiarire tutti i dettagli dell'omicidio, con particolare attenzione alla personalità dell'indagato e alle motivazioni che lo hanno portato a compiere l'atto.
Femminicidio a Castelnuovo di Porto
Successivamente la conferenza stampa si è incentrata sul femminicidio di Lucia Felici avvenuto nella mattinata di oggi a Castelnuovo di Porto. La donna era sposata con l’83enne Alfano Carmine. La Procura sul punto spiega che «il pm del “Gruppo Violenza di genere e ai danni delle donne” sta svolgendo da stamani serrate indagini» insieme ai militari della Compagnia di Bracciano e della Stazione di Castelnuovo di Porto.
«L’uomo - viene spiegato dalla Procura - è stato interrogato alla presenza del difensore e ha ammesso il fatto. Il pm ha emesso decreto di fermo per omicidio aggravato». Sono comunque in corso ulteriori indagini.
«Attenzione fin dai primi segnali»
Per l’Istat nel 2022, nell’ambito di relazioni, ci sono state 106 donne uccise da uomini, 6 uomini uccisi da donne. Il terzo punto della conferenza stampa del procuratore di Tivoli è stato proprio sui moventi dei femminicidi e sulla prevenzione: «L’unico strumento preventivo rispetto ai femminicidi è quello di un’attenzione costante e adeguata da parte del“contesto”».
L’esperienza, così come pronunce della Cassazione, dimostra infatti come «spesso sono note soprattutto “al contesto” le violenze (fisiche, psicologiche, economiche), le modalità controllanti dell’uomo sulla donna - che precedono quasi sempre questo delitto -, la separazione in atto o recente non accettata dall’uomo».
Tali circostanze secondo la Procura, se prontamente denunciate «possono prevenire più gravi azioni, anche nell’interesse dello stesso autore. Familiari, amici, sanitari (medici di famiglia, pediatri, Pronto soccorsi), colleghi di lavoro, ambiti associativi e istituzioni, quando non dotati di strumenti adeguati anche di carattere culturale, non colgono i segnali, che pure ci sono, perché, inconsapevolmente, possono tendere a ridimensionare, svalutare i fatti, scoraggiare le denunce delle persone offese, così creando un rischio per la vittima ed un clima di impunità per l’autore che, per questo, continua nelle sue condotte non ritenendole illecite, ma persino accettate socialmente».
Si ricorda, comunque, come sia «fondamentale rivolgersi, ai primi segnali, a un Centro anti violenza dotato di adeguate professionalità o a un avvocato specializzato in questa specifica e complessa materia potendo così essere accompagnate nella denuncia e sostenute nel corso del processo penale così da assicurare la doverosa tutela da parte delle istituzioni, oggi agevolata dalle leggi “codice rosso”».
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