Detenuti, penitenziaria e magistrati si sfideranno in un mini Olimpiade nel carcere di Rebibbia
- Edoardo Iacolucci
- 9 ore fa
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«I Giochi della Speranza»: a Rebibbia la prima Olimpiade del riscatto sociale

Venerdì 13 giugno, nel carcere di Rebibbia, si terrà la prima edizione de «I Giochi della Speranza», una piccola olimpiade promossa dalla Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) e dalla rete di magistrati «Sport & Legalità».
L’evento si inserisce nel programma del Giubileo degli sportivi e punta a valorizzare lo sport come strumento educativo e rieducativo all’interno delle carceri italiane.
In un contesto dove il tempo spesso assume i tratti dell’attesa e dell’isolamento, lo sport entra come forza trasformativa, come spazio di libertà e possibilità. «I Giochi della Speranza» rappresentano molto più di una competizione: sono il simbolo concreto di un impegno condiviso tra istituzioni, giustizia e società civile per costruire percorsi di dignità, rispetto e reintegrazione.
Lo sport come via di speranza
L’evento, nato da una riflessione condivisa durante il convegno Lo Sport Dentro, affronta una tematica centrale: il valore dello sport nella vita dei detenuti.
«Non si tratta solo di attività fisica – ha sottolineato Daniele Pasquini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport – ma di un bisogno primario. L’attività sportiva è uno strumento educativo potente, capace di generare speranza e futuro».
Parole condivise anche da Sergio Sottani, Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Perugia, che ha evidenziato tre aspetti fondamentali:
«In carcere lo sport aiuta a rompere l’inerzia del tempo, a riempire un "non-luogo" di significato e, soprattutto, è un diritto riconosciuto dalla legge. Un modo per sentirsi ancora parte della società»
A Rebibbia, una giornata per ricominciare
La manifestazione, in programma all’interno della casa circondariale di Rebibbia, vedrà la partecipazione di quattro squadre miste: detenuti, polizia penitenziaria, magistrati ed esponenti della società civile si confronteranno in diverse discipline sportive, dal calcio a 5 alla pallavolo, dall’atletica leggera al tennis tavolo, fino a scacchi e calcio balilla.
Un evento simbolico anche per il luogo in cui si svolge: proprio a Rebibbia, lo scorso 26 dicembre, Papa Francesco ha aperto la Porta Santa per il Giubileo, un gesto di inclusione e speranza rivolto ai detenuti. Oggi, quel messaggio prende forma attraverso lo sport.
Un progetto replicabile
Il presidente di Sport e Salute, Marco Mezzaroma, ha ribadito l’impegno dell’ente per lo sport sociale, ricordando i 147 progetti già attivati nelle carceri italiane. Ma ha anche rilanciato:
«Abbiamo il dovere di fare di più. Servono risorse, idee, alleanze con il privato e il terzo settore per sostenere iniziative che aiutino chi è recluso a vivere esperienze significative. Lo sport, in carcere, è una palestra di libertà».

Un logo che racconta una visione
L’identità visiva de “I Giochi della Speranza” si ispira al motto olimpico Citius, Altius, Fortius (più veloce, più in alto, più forte), coniato dal domenicano Henri Didon. Tre atleti si slanciano verso una palla che ricorda anche un sole: un gesto che non è solo atletico, ma anche spirituale. I colori riprendono quelli dei cinque cerchi olimpici, sottolineando l’universalità dei valori sportivi.