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«Lavinia»: dal 26 maggio via la nuova Fase del progetto d’arte contemporanea a Villa Borghese

  • Edoardo Iacolucci
  • 6 ore fa
  • Tempo di lettura: 1 min

Dopo i precedenti interventi sulla volta interna, l’affresco centrale e i pilastri del padiglione, questa seconda fase ha visto il ripristino dei muri, dell’intonaco e della copertura del padiglione

Dopo i precedenti interventi sulla volta interna, l’affresco centrale e i pilastri del padiglione, questa seconda fase ha visto il ripristino dei muri, dell’intonaco e della copertura del padiglione
La Loggia dei Vini

Da lunedì 26 maggio, Johanna Grawunder e Daniel Knorr sono i protagonisti del nuovo capitolo di «Lavinia», il programma di arte contemporanea curato da Salvatore Lacagnina.


L’iniziativa, realizzata da Ghella e promossa dall'assessorato capitolino alla Cultura, e dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con «Zètema Progetto Cultura», è pensata per dialogare con il restauro della Loggia dei Vini nel parco di Villa Borghese a Roma.


Il progetto Lavinia

«Il progetto Lavinia, prende il nome da Lavinia Fontana (1552-1614) - si legge in una nota ufficiale di Zètema Progetto Cultura -, una delle prime artiste riconosciute nella storia dell’arte e presente nella collezione della Galleria Borghese, si sviluppa parallelamente alle fasi di restauro della loggia seicentesca»

Dopo i precedenti interventi sulla volta interna, l’affresco centrale e i pilastri del padiglione, questa seconda fase ha visto il ripristino dei muri, dell’intonaco e della copertura del padiglione. Il restauro, curato scientificamente dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzato da Roma Consorzio, è stato possibile grazie a una donazione della società Ghella.


Due nuove opere site-specific, firmate dalla designer Johanna Grawunder (San Diego, 1961) e dall’artista Daniel Knorr (Bucarest, 1968), arricchiscono ora lo spazio della Loggia, aggiungendosi alle creazioni di Gianni Politi, Monika Sosnowska, Piero Golia, Enzo Cucchi, Ross Birrell e David Harding.

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