Chef Rubio, perquisita la sua abitazione: sequestrati telefono, pc e chiavette USB
- Redazione La Capitale
- 3 giorni fa
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Secondo quanto riferito da Alberto Fazolo, attivista e collaboratore vicino allo chef, l’obiettivo dell’operazione era acquisire informazioni sulle attività telematiche di Chef Rubio

All’alba lo hanno svegliato gli agenti dell’antiterrorismo. Erano da poco passate le sette del mattino quando Gabriele Rubini, conosciuto come Chef Rubio, si è trovato la Digos alla porta. Perquisizione domiciliare, ordine della questura di Roma: nel mirino ci sono due post pubblicati sul suo profilo X (ex Twitter). I poliziotti hanno passato al setaccio l’abitazione, sequestrato computer, telefoni, chiavette Usb e lo hanno accompagnato al commissariato di Frascati, dove è rimasto fino a sera.
Secondo quanto riferito da Alberto Fazolo, attivista e collaboratore vicino allo chef, l’obiettivo dell’operazione era acquisire informazioni sulle attività telematiche dello chef. Le autorità avrebbero inoltre esaminato le sue comunicazioni su piattaforme di messaggistica criptata come Telegram e Signal.
Attualmente Rubini è libero, ma non è in possesso del suo telefono e dei suoi profili social che non risultano chiusi, ma sono di fatto inutilizzabili fino al dissequestro. A comunicarlo è lo stesso Fazolo, per conto dello chef, che ha chiesto di divulgare la notizia in sua vece.
«Gabriele sta bene – ha dichiarato Fazolo – ma non potrà comunicare per un po’. Per questo motivo mi ha chiesto di informare il pubblico. Cercarlo, in questo momento, è inutile». Rubini, da tempo attivo su temi politici e in particolare sulla causa palestinese, si è spesso distinto per toni accesi e prese di posizione controverse, soprattutto in ambito internazionale. Secondo Fazolo, il provvedimento sarebbe solo l’ultimo atto di una lunga campagna di pressione nei confronti dello chef, da anni «bersaglio per la sua attività di denuncia della pulizia etnica in Palestina».
Chef Rubio, Fazolo: «Non si farà condizionare»
Forte anche la critica agli apparati investigativi. «L’operazione ha avuto un’immediatezza che non si riscontra, invece, nell’individuazione dei mandanti e degli esecutori dell’aggressione subita da Rubini lo scorso 15 maggio, quando fu massacrato di botte da una squadraccia», sottolinea Fazolo.
«Si registra una forte asimmetria nei tempi e nei modi di intervento da parte delle autorità».
Nonostante tutto, Rubini fa sapere di voler continuare il proprio impegno. «Non si farà condizionare – conclude Fazolo – andrà avanti con ancora maggiore determinazione e consapevolezza. E ci tiene a ricordare che ad altri, purtroppo, va anche peggio».