«A tempo debito verranno sgomberati tutti gli immobili occupati illegittimamente, perché la proprietà privata deve essere tutelata». Con queste parole, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è tornato sul tema degli sgomberi, intervistato a Coffee Break su La7. «L’unico riguardo deve essere verso le persone usate come scudo umano nelle occupazioni, come le famiglie in condizione di fragilità», ha aggiunto.
Il titolare del Viminale ha poi affrontato il nodo politico più spinoso, ovvero lo stabile di via Napoleone III occupato da CasaPound dal 2003. «Non c’è nessun motivo per fare distinzione», ha ribadito, chiarendo che anche l’organizzazione neofascista rientra tra i centri sociali e le occupazioni che prima o poi saranno sgomberate.
Un’affermazione che arriva dopo le polemiche seguite allo sgombero del Leoncavallo a Milano e al dibattito sulle “due misure” adottate dal governo. Piantedosi ha ricordato che, quando era prefetto di Roma, fu proprio lui a inserire CasaPound nella lista delle oltre venti realtà da liberare con priorità. Lista che, al momento, giace in prefettura ma che potrebbe conoscere un’accelerazione, anche alla luce della linea dura rivendicata dalla premier Giorgia Meloni.
La presa di posizione del ministro dell’Interno si colloca in netto contrasto con quella del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che nei giorni scorsi aveva aperto a un’interpretazione più morbida: «Non è necessario sgomberare nella misura in cui CasaPound si allinea a criteri di legalità», aveva detto, ipotizzando una forma di riconoscimento istituzionale per il movimento di estrema destra.
Dietro il dibattito, però, resta un nodo politico non ancora risolto. Se per il Leoncavallo a Milano esisteva un tavolo di trattativa per trovare una soluzione condivisa, lo stesso vale per CasaPound. C’è una sentenza, una stima di risarcimento e un ordine del magistrato a liberare l’immobile. Ma l’esecuzione continua a slittare.
Il caso è diventato terreno di scontro tra chi chiede coerenza nell’azione del governo e chi, come una parte della destra, sembra incline a trattare con l’organizzazione neofascista. Non a caso il deputato romano di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, ha rilanciato: «Se il sindaco Gualtieri può acquistare un immobile per 22 milioni per regalarlo agli occupanti, non si capisce perché non valutare un processo di transizione legale anche per CasaPound».
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