Roma, 5 novembre 2025
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Nessun «massimo ribasso» né appalto a cascata nei lavori alla Torre dei Conti: la Sovrintendenza fa chiarezza

Il comunicato dell’ente: «Procedure svolte nel pieno rispetto dei protocolli», mentre restano aperte le indagini dopo il crollo mortale del 3 novembre

di Redazione La CapitaleULTIMO AGGIORNAMENTO 4 ore fa - TEMPO DI LETTURA 4'

(Foto di Camilla Palladino)

«Non vi è stato alcun ricorso al criterio del massimo ribasso, né la Sovrintendenza ha mai autorizzato o consentito forme di appalto a cascata». A farlo sapere è la sovrintendenza capitolina, che ha voluto chiarire in una nota ufficiale i punti relativi ad alcune speculazioni nate intorno al bando di restauro in corso alla Torre dei Conti, dopo i crolli che lo scorso 3 novembre hanno portato al decesso dell'operaio Octav Stroici.

Gli affidamenti diretti e la fase esecutiva

I «sei affidamenti diretti presenti sulla piattaforma Tuttogare» sono stati riservati esclusivamente a servizi tecnici (progettazione, verifiche, rilievi) mentre la fase esecutiva, affidata a un raggruppamento temporaneo di imprese (composto da Edilerica Appalti e Costruzioni srl e Picalarga srl), è avvenuta tramite «procedura di gara aperta gestita dalla Società Giubileo 2025 in qualità di stazione appaltante».

Per quanto riguarda la progettazione esecutiva «è stata invece affidata a tre diversi operatori, scelti in base alla loro specifica competenza nelle categorie del restauro architettonico, degli impianti e delle strutture».

Perché è importante la precisazione sull’appalto

La scelta di chiarire che non si è fatto ricorso al massimo ribasso e che non sono stati utilizzati appalti a cascata risponde a due necessità: da un lato scoraggiare la diffusione di sospetti su procedure irregolari che potrebbero compromettere la fiducia pubblica. Dall’altro, nel contesto dell’incidente, evitare che elementi di contestazione amministrativa diventino fonte di distrazione rispetto alla verifica delle cause tecniche del cedimento.

Va ricordato che il restauro della Torre, chiusa al pubblico dal 2007 per inagibilità, prevedeva opere di consolidamento statico, impiantistica, allestimenti museali e un centro servizi per l’area archeologica centrale. In questo scenario, il rapido avvio di opere tecniche (progettazione esecutiva, indagini, coordinamento della sicurezza) era prevista come passaggio propedeutico alla fase operativa.

Il «pieno rispetto dei protocolli»

La nota della Sovrintendenza indica che «le procedure si sono svolte nel pieno rispetto dei protocolli in materia, sottoscritti dal Campidoglio insieme alle organizzazioni sindacali e alle forze sociali». Questo riferimento suggerisce che, oltre agli aspetti amministrativi, siano stati considerati anche quelli di sicurezza sul lavoro, particolarmente rilevanti nel contesto del cantiere in cui è avvenuta la tragedia.

Le implicazioni per il futuro e le possibili ripercussioni

In attesa che la magistratura completi gli accertamenti, la dichiarazione della sovrintendenza mira ad evitare che la questione della regolarità dell’appalto diventi la principale chiave di lettura dell’incidente. Resta invece centrale la ricostruzione della dinamica del cedimento e la verifica dell’effettiva aderenza alle procedure di sicurezza.

Se da una parte la vicenda solleva una serie di riflessioni sulle condizioni dei cantieri nel centro storico e sull’efficacia dei controlli nei lavori di restauro, dall’altra impone una riflessione sull’urgenza di riconsegnare alla città un bene storico in condizioni di sicurezza e fruibilità.

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