
«Quando, all’improvviso, entravo a casa e la chiamavo, lei mi diceva: “Papi, ti voglio bene”. Non è vero, rispondevo scherzando. Ti ringrazierò sempre per i tuoi vent’anni, belli, pieni di luce, come il sole che è uscito oggi. Io sapevo che sarebbe uscito». Con la voce rotta, Andrea Bellucci ha ricordato così la figlia Beatrice, durante i funerali celebrati nella basilica dei Santi Pietro e Paolo all’Eur.
Un applauso lungo ha accompagnato l’arrivo del feretro bianco della ventenne romana, travolta e uccisa una settimana fa sulla Cristoforo Colombo. Centinaia di persone , circa ottocento dentro la basilica, altre fuori, sulle scale, hanno voluto stringersi attorno alla famiglia, in un silenzio spezzato solo dal pianto e dalle preghiere.
«Amore mio, tutta Roma è qui per te», ha gridato la madre, Teresa, sorretta dal marito. «Se sto in piedi è grazie a te – ha aggiunto poi – non pensavo di trovare la forza di alzarmi per essere qui». Tra i presenti anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e la presidente del IX municipio, Titti Di Salvo, insieme a una delegazione giovanile della Roma, la squadra del cuore di Beatrice, che ha inviato una corona di fiori.
Durante l’omelia, monsignor Giulio Albanese ha rivolto parole dure ma necessarie: «Ci vuole rispetto per la legalità quando si va in macchina. In questa città il codice della strada non viene contemplato. Le leggi non vanno solo sottoscritte, ma rispettate. Dobbiamo smettere di pensare ai rimedi: serve la prevenzione. È una responsabilità politica, ma anche di tutti noi». Poi l’appello, accorato: «Chiediamo al Signore di trasformare in impegno questo dolore, perché tragedie come queste non si ripetano più».
A ricordare Beatrice, anche amici e compagni di scuola. «Era studiosa e gioiosa», ha detto un ex compagno. «Il suo sogno era studiare giurisprudenza e diventare avvocato», hanno raccontato alcune amiche, tra le lacrime.
Alla fine della cerimonia, a tutti i presenti è stata donata una piantina con un cartoncino: “Prenditi cura di me, in ricordo di Beatrice”. Un piccolo simbolo di vita e di speranza, che ha accompagnato l’ultimo viaggio della giovane, salutata dagli applausi di una città intera. Una città che, come ha detto la madre, «oggi è tutta qui per lei».
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