
In un tempo in cui si verrebbe tacciati di mancata scaltrezza o, peggio ancora, di perbenismo interessato, notizie come queste sembrano rare. Invece trattasi di una storia semplice ma potente, che arriva dall’aeroporto di Roma Fiumicino. Protagonista è Oumar Ndiaye, addetto alle pulizie dello scalo, che durante il suo turno di lavoro si è imbattuto in un sacchetto abbandonato contenente una somma considerevole di denaro contante. 10mila euro che gli hanno fatto scegliere la strada della correttezza, consegnandoli alle forze del’ordine.
Era una mattina come tante quando Oumar, mentre svolgeva le sue mansioni, ha notato un sacco nascosto in un’area poco visibile dello scalo. Aprendolo, si è reso conto che all’interno c’erano quasi 10 mila euro in contanti, suddivisi in banconote di grosso taglio. Un momento che avrebbe potuto cambiare non poco la sua realtà, ma che per lui ha rappresentato solo una responsabilità da affrontare nel modo giusto.
Per evitare che qualcuno se ne appropri, Oumar ha coperto il sacchetto e si è diretto immediatamente alla Polizia aeroportuale, consegnando il denaro agli agenti, increduli di fronte a un gesto tanto limpido quanto raro.
Alla base della decisione di Oumar non c’è l’eroismo, ma qualcosa di più profondo: gli insegnamenti ricevuti fin dall’infanzia. Cresciuto in Senegal in una famiglia numerosa, ha imparato presto il valore del lavoro e dell’onestà, assumendosi responsabilità già in giovane età per contribuire al sostentamento dei suoi cari.
Fare la cosa giusta non è stata una scelta difficile
ha spiegato. Per lui, prendere ciò che non gli appartiene non è mai stata un’opzione.
Oumar ha 45 anni ed è in Italia da circa vent’anni. Dopo essersi stabilito prima a Roma e poi a Fiumicino, oggi vive con la moglie e i due figli. Lavora per La Lucente Spa, azienda per cui ha recentemente ottenuto un contratto a tempo indeterminato, guadagnato col sudore della sua fronte e con quello stesso bagaglio culturale e valoriale che gli ha fatto compiere questo gesto. Un traguardo importante, che gli consente una vita dignitosa e serena.
Nel tempo libero si dedica alla famiglia e allo sport, trovando equilibrio in una quotidianità costruita con impegno e sacrificio.
Il gesto non è passato inosservato. Le autorità aeroportuali e le forze dell’ordine hanno espresso pubblicamente il loro apprezzamento, elogiando l’integrità morale e il senso civico dimostrati da Oumar. Lui, però, dopo i complimenti, è tornato semplicemente al suo lavoro.
Perché, come racconta,
La sua vera ricchezza è la serenità di chi vive in pace con la propria coscienza.
La vicenda di Oumar Ndiaye ricorda che l’onestà non dipende dal ruolo, dal reddito o dalle circostanze, ma dai valori personali. In un mondo che spesso osanna il successo facile e dove la Fortuna è storicamente rappresentata come una dea bendata, la sua scelta silenziosa diventa un antidoto potente alle leggi dell’individualismo che regolano quantomeno il mondo occidentale. Non a caso arriva da un uomo le cu radici affondano in un terreno immacolato dal capitalismo.
Il sogno che aveva da bambino, vivere e lavorare onestamente, oggi è più che mai realtà. E, forse senza saperlo, Oumar ha regalato a molti una lezione senza prezzo. Perché, almeno quella, non si compra.
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