
Il capitolo che oggi si chiude a Val Cannuta segna un passaggio cruciale nelle politiche abitative della Capitale. Il Caat, dopo anni di sprechi e gestione inefficace, termina il suo percorso lasciando alle spalle non solo uno scandalo amministrativo, ma soprattutto una vittoria sociale: le famiglie coinvolte hanno conquistato ciò che per troppo tempo era stato negato.
Grazie alla determinazione del Comune di Roma, del Municipio 13 e alle mobilitazioni di Unione Inquilini, le 120 famiglie interessate hanno ottenuto il passaggio da casa a casa: «Hanno evitato sgomberi traumatici e situazioni di emergenza. Un risultato che, in una città dove le fragilità abitative restano diffuse, rappresenta un precedente politico significativo» sottolineano Silvia Paoluzzi e Andrea Cafiero di Unione Inquilini.
Il Catt di Val Cannuta quindi chiude, «dopo anni di sprechi e gestione fallimentare - continua Cafiero - che hanno bruciato risorse pubbliche senza garantire diritti. Ma ciò che resta non è lo scandalo - continua Paoluzzi - ma sono le famiglie che hanno vinto».
Nel dettaglio, sono state effettuate circa 37 assegnazioni, mentre le altre famiglie sono state collocate nei percorsi Sassat e Caat, con molte soluzioni trovate tramite la Delibera 185. Tra i passaggi più importanti c’è l’estensione a tempo illimitato del Sassat, inizialmente previsto per soli due anni.
Questo percorso è stato definito dai sindacalisti per la casa un modello per la città, un esempio di come la mobilitazione possa produrre risultati concreti, soprattutto in un contesto dove la domanda abitativa resta alta e la «coperta dei servizi pubblici si rivela spesso insufficiente».
Val Cannuta dimostra che la partecipazione attiva e la capacità di organizzarsi possono rovesciare situazioni considerate irrisolvibili. La lotta ha permesso di difendere e conquistare diritti, evitando che decine di famiglie venissero lasciate senza tutele.
Quella di Val Cannuta è dunque una vittoria costruita con tenacia, trattative e mobilitazioni, una pagina che, nel segno di Unione Inquilini, lascia un messaggio chiaro: esperienze come questa devono diventare la norma, non l’eccezione, in una Roma che continua a misurarsi con l’emergenza abitativa.
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