Quindici famiglie hanno ricevuto le chiavi dei loro nuovi appartamenti a canone calmierato nel quartiere di Spinaceto, nell’ambito del primo progetto di edilizia residenziale sociale (ers) del Campidoglio. La consegna simbolica è avvenuta nella mattinata di giovedì 26 giugno nella sala del Carroccio alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri, dell’assessore alle Politiche abitative Tobia Zevi e del presidente della commissione Politiche abitative Yuri Trombetti.
Le abitazioni si trovano in una palazzina parzialmente già occupata, nel piano di zona A5 a Spinaceto. Gli alloggi hanno una metratura compresa tra gli 80 e i 90 metri quadrati e saranno affittati a un canone concordato di 500 euro al mese. Contestualmente alla consegna delle chiavi, sono stati firmati anche i contratti di locazione. Il bando per l’assegnazione era stato pubblicato il 14 febbraio ed è rimasto aperto per 30 giorni. Le domande pervenute e ritenute valide sono state 47, di cui 25 da nuclei monoparentali. In appena tre mesi – dalla memoria di giunta all’assegnazione – si è arrivati al traguardo.
I nuovi assegnatari sono per lo più giovani sotto i 35 anni, occupati nei settori della ristorazione e delle pulizie. Otto famiglie sono italiane, sette di origine straniera. Tra queste ultime si contano nuclei familiari provenienti da contesti difficili: rifugiati siriani, una madre ucraina con due figli minori, donne sole con figli piccoli e contratti di lavoro a tempo indeterminato ma stipendi insufficienti ad affrontare il caro affitti nella capitale.
«Questo – ha dichiarato il primo cittadino – è un caso di rapidità ed efficienza straordinaria. È giusto che una città come Roma offra soluzioni abitative dignitose a chi ha un lavoro normale ma non può permettersi i costi del mercato. Più che edilizia popolare, questa è edilizia sociale: vogliamo che diventi la norma. Il nostro obiettivo è arrivare a 30mila alloggi Ers per famiglie, studenti, coppie e anziani».
Un progetto che, secondo l’assessore Zevi, risponde a un’esigenza crescente: «Ogni anno – ha spiegato – assegniamo centinaia di case popolari tramite graduatorie che aggiorniamo ogni sei mesi. Ma oggi il problema abitativo riguarda anche persone che hanno un impiego, un reddito, e non ce la fanno comunque a sostenere un affitto. Questa cosiddetta “fascia grigia” è tra le più vulnerabili, e comprende molti giovani: l’11 per cento della popolazione giovanile a Roma è in povertà assoluta. Siamo felici di aver ascoltato le storie di queste famiglie, alcune fuggite da guerre e crisi lontane».
«Quando ci siamo insediati, quasi tre anni fa – ha ricordato Trombetti – queste case non erano più di nessuno. Le abbiamo recuperate, abbiamo firmato i contratti e le abbiamo restituite alla città. A Roma ci sono 20mila persone in attesa di una casa popolare, e tante abitazioni vuote. Questa è una risposta concreta. Ma il nostro impegno continua: accompagneremo questi nuclei nel loro percorso di integrazione con i residenti già presenti nella palazzina. Questo esperimento deve diventare un esempio positivo di convivenza e incontro».
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