Muore dopo liposuzione in un ambulatorio abusivo a Primavalle, indagati chirurgo e staff medico
- Rebecca Manganaro
- 2 giorni fa
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Intervento in un appartamento-clinica senza autorizzazioni: la vittima, 46 anni, è arrivata in ospedale già in arresto cardiaco. Il chirurgo si promuoveva sui social con lusso, fede e prezzi «imbattibili»

Una nuova tragedia nel mondo della chirurgia estetica romana. Ana Sergia Alcivar Chenche, 46 anni, di origini ecuadoriane, è morta sabato sera al pronto soccorso del Policlinico Umberto I, dove è arrivata già in arresto cardiocircolatorio, dopo essersi sentita male durante un intervento di liposuzione eseguito in uno studio medico privato privo di autorizzazioni sanitarie, in via Franco Roncati 6, nel quartiere Primavalle.
Un ambulatorio abusivo da 13 anni
La clinica, situata in un appartamento e guidata dal chirurgo estetico Jose Lizarraga Picciotti, operava senza alcuna autorizzazione sanitaria dal 2012. L’ultima licenza risale infatti al 2007 ed era scaduta dopo i cinque anni regolamentari. Nonostante ciò, la struttura continuava a proporre interventi di chirurgia estetica, vantando online «il miglior prezzo del mercato italiano senza abbassare la qualità e la sicurezza». Un messaggio drammaticamente smentito dai fatti.
Sui profili social di Lizarraga Picciotti, il chirurgo appare spesso in contesti che mostrano uno stile di vita lussuoso, con foto delle sue macchine di alta gamma. Nei suoi post esprime inoltre una forte fede religiosa, con riferimenti a Dio e alla spiritualità. Tra i contenuti pubblicati, spiccano affermazioni secondo cui la sua chirurgia rappresenterebbe «la massima protezione per la tua bellezza», un messaggio volto a rassicurare i pazienti sulla sicurezza e cura dei trattamenti offerti.
In un post pubblicato su Facebook, Lizarraga Picciotti mette inoltre in evidenza i prezzi bassi e convenienti praticati nella sua clinica, accompagnati dalla promozione di «ottimi prodotti» utilizzati durante gli interventi, definiti come i «migliori nel mercato europeo».
Picciotti non è nuovo a guai giudiziari, ha precedenti per lesioni colpose legate a interventi estetici risalenti al 2006 e al 2018. Questa volta, però, l’accusa è ben più grave: omicidio colposo.
Il malore durante l’intervento e i soccorsi ritardati
Ana Sergia si è sentita male nel bel mezzo dell’operazione. Da quanto ricostruito dagli inquirenti, il personale sanitario presente — il chirurgo, un anestesista con precedenti giudiziari non legati alla professione medica, e un’infermiera — avrebbe tentato di rianimarla in autonomia senza allertare immediatamente il 118. Solo dopo alcune ore sarebbe stata contattata un’ambulanza privata, che è giunta sul posto prima dei soccorsi pubblici e ha trasportato la donna in ospedale. Quando è arrivata al Policlinico Umberto I, alle 20.32 di sabato 7 giugno, era già intubata, in arresto cardiocircolatorio, e in condizioni disperate. I medici del pronto soccorso hanno tentato per oltre un’ora di rianimarla, senza successo.
Studio sequestrato e tre indagati
L’ambulatorio è stato posto sotto sequestro. Sul registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo, sono finiti il dottor Lizarraga Picciotti, l’anestesista e l’infermiera presenti in sala. Domani il pubblico ministero Andrea D’Angeli affiderà l’incarico per l’autopsia, che dovrà chiarire le cause esatte del decesso.
Un’altra vittima della chirurgia estetica «low cost»
Quella di Ana Sergia Alcivar Chenche non è un caso isolato. Lo scorso novembre, la 22enne Margaret Spada era deceduta dopo una rinoplastica effettuata in un ambulatorio di via Cesare Pavese. A marzo, Simonetta Kalfus, 62 anni, ha perso la vita a seguito di un intervento di liposuzione eseguito dal chirurgo Carlo Bravi, già più volte indagato per operazioni con esiti tragici.