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Acca Larenzia, annullato dal Tar del Lazio il Daspo ai militanti di Casapound per saluti romani alla commemorazione

  • Giacomo Zito
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Si tratta in particolare di ultras di Roma, Lazio e Napoli, nonché militanti dell'organizzazione, su cui già pendevano delle denunce di apologia di fascismo per la commemorazione che ogni 7 gennaio si tiene a via Acca Larenzia

acca larenzia

Sono stati annullati dal Tar del Lazio i Daspo "fuori contesto" inflitti a inizio anno a diversi militanti dell'organizzazione neofascista CasaPound Italia, imposti per la reiterazione del saluto romano durante la commemorazione che ogni 7 gennaio si tiene ad Acca Larenzia. «Si tratta di una vittoria significativa, sia sul piano politico che su quello giuridico» giubila l'organizzazione in un comunicato ufficiale.


L'emissione dei Daspo "fuori contesto"

Il questore di Roma aveva emesso i Daspo per la reiterazione della violazione delle norme che vietano l'apologia del fascismo. Con il termine "fuori contesto", si intende che l'atto contestato è avvenuto in un luogo lontano da stadio o impianto sportivo. In questo caso si trattava nella nota via dell'Appio Tuscolano in cui avvenne il pluriomicidio a sfondo politico nel 1978. Viene anche definito "Daspo urbano" ed è stato introdotto con il D.L. 14/2017 per gestire comportamenti pericolosi in ambito urbano o durante manifestazioni.


Tra i militanti colpiti c'erano anche Gianluca Iannone - presidente - e Luca Marsella - portavoce - rei secondo la questura di aver compiuto ripetutamente il saluto romano durante la nota commemorazione che, appunto, prevede di urlare per tre volte alle 18 spaccate del 7 gennaio il grido «presente!» seguito dal saluto fascista, in ricordo dei tre militanti del Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, uccisi 47 anni fa.


La motivazione della sentenza

«Dalla lettura della motivazione della sentenza - prosegue la nota dell'organizzazione -, emerge con chiarezza l'infondatezza dei provvedimenti adottati perché i Daspo "fuori contesto" non possono essere emessi in relazione ai reati che ci vengono contestati».


Ma questa lettura presenta delle incorrettezze. Secondo l'interpretazione su quanto scritto dal magistrato Michelangelo Francavilla, firmatario della motivazione della sentenza del Tar, la Questura ha usato come motivazione per i Daspo delle norme (come l’art. 604 bis e 604 ter c.p., cioè reati e aggravanti legati all’odio razziale o ideologico) che non erano state formalmente contestate in sede penale e che quindi i Daspo non sono giustificabili su quelle basi.


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