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Un metroparco continuo, 250 microcittà verdi e archeologia diffusa: ecco il modello per rigenerare Roma entro il 2050

  • Immagine del redattore: Camilla Palladino
    Camilla Palladino
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 7 ore fa

L'immagine è di una Capitale frammentata in centinaia di piccole comunità urbane autosufficienti, immerse in un sistema verde continuo che attraversa l’intero territorio metropolitano

La presentazione in Campidoglio del progetto sviluppato dal Laboratorio 050
La presentazione in Campidoglio del progetto sviluppato dal Laboratorio 050

Tre scenari e tre direttrici fondamentali per tracciare il futuro di Roma da qui al post 2050. È il modello sviluppato dal Laboratorio Roma050, il progetto di visione urbanistica guidato dall'architetto Stefano Boeri e promosso dal Campidoglio con l’assessorato all’Urbanistica e Risorse per Roma. L'immagine è di una Capitale frammentata in centinaia di piccole comunità urbane autosufficienti, immerse in un sistema verde continuo che attraversa l’intero territorio metropolitano.


Presentato ufficialmente nella sala della Protomoteca, il piano immagina una trasformazione profonda della città, fondata su sostenibilità ambientale, coesione territoriale e recupero del patrimonio archeologico diffuso. «Una riflessione in corso d’opera – ha spiegato il sindaco Roberto Gualtieri – che sarà un punto di riferimento per chi vorrà contribuire, anche con investimenti, al futuro di Roma».


I tre scenari per il futuro di Roma

Il progetto è il risultato di un percorso durato un anno e mezzo e condotto da un team di architetti e progettisti under 35 selezionati tra oltre 350 candidature. L’obiettivo: disegnare tre scenari di trasformazione per la Capitale – a breve, medio e lungo termine – declinati nel futuro immediato (2030), futuro strategico (2030-2050) e futuro immaginifico (2050 e oltre). A ciascuno di questi corrispondono strumenti specifici di lettura e proposta: l’Atlante delle trasformazioni, l’Affresco della Roma futura e la Carta per Roma.


L’Atlante delle trasformazioni e l’Affresco della Roma futura

Il primo rappresenta una ricognizione capillare dello stato presente della città, tra progetti in corso, aree abbandonate, potenzialità inespresse e traiettorie emergenti. È, nelle parole del sindaco, «un lavoro molto convincente perché poggia su ciò che rende Roma unica: la profondità della componente verde, la ricchezza del tessuto idrografico, la storia, l’archeologia, ma anche sulle trasformazioni che stiamo già realizzando».


Il secondo, invece, si spinge oltre, offrendo una visione strategica a medio e lungo termine (dal 2030 al 2025) che punta su prossimità, accessibilità e giustizia territoriale. È qui che prende forma l’idea di una città come arcipelago di oltre 250 microcittà (cioè quartieri intesi come nuclei identitari e vitali) e come metroparco, un paesaggio naturale continuo fatto di aree agricole, boschi urbani e spazi verdi rigenerati.


La Carta per Roma 2050

La Carta per Roma 2050, infine, è il documento conclusivo del Laboratorio e rappresenta un manifesto urbano che raccoglie principi, visioni e traiettorie capaci di orientare le politiche pubbliche del futuro. Nasce dalle osservazioni contenute nell’Atlante e si nutre delle strategie delineate nell’Affresco, individuando vocazioni profonde e possibilità ancora inespresse del territorio.


A supportare la transizione, sono stati individuati tre “acceleratori della trasformazione”: il parco dell’Aniene, al centro di un progetto di riconnessione urbana e valorizzazione del patrimonio ambientale e archeologico. L’asse Eur-Ostia, ripensato come cerniera tra centro e mare, con nuove funzioni abitative, amministrative e della conoscenza. E il sistema delle forre occidentali, dove sperimentare nuovi modelli insediativi fondati su agricoltura, autosufficienza energetica e prossimità.


«Questa è una visione straordinaria – ha commentato Gualtieri – capace di unire bellezza, qualità urbana, identità storica e innovazione. Una città ricucita, più giusta, verde, e soprattutto pronta a confrontarsi con le sfide del futuro».


Le tre direttrici per la trasformazione

A guidare la trasformazione dovranno essere tre direttrici fondamentali: l’acqua, l’archeologia e il Grande raccordo anulare. Il sistema idrico – Tevere, Aniene, affluenti e canyon naturali – viene reinterpretato come infrastruttura ecologica. Il Tevere, in particolare, diventa un asse di connessione sostenibile attraversabile in battello, mentre l’Aniene è destinato a tornare vivibile e percorribile, spina dorsale verde tra natura e città. «Roma – ha sottolineato Gualtieri – riscopre così i fiumi e il mare, costruendo sistemi ambientali che fanno del territorio urbano il più grande parco ambientale del mondo».


La seconda chiave è l’archeologia, non più limitata al centro storico ma diffusa, accessibile, integrata nella quotidianità. Ogni quartiere potrà contare su presìdi culturali, scuole e archivi digitali dedicati alla memoria storica, con nuovi itinerari turistici che andranno oltre i Fori Imperiali. Ostia, in questa visione, diventa un polo culturale del Mediterraneo, al pari di città come Marsiglia e Salonicco. L’Isola Sacra potrà ospitare un simbolico «Parlamento delle specie viventi». «Una città che valorizza la sua anima storico-archeologica – ha dichiarato il sindaco – come motore di qualità della vita e sviluppo sostenibile».


Infine, il Gra: da infrastruttura separatrice a «magnete urbano», luogo di integrazione e redistribuzione di popolazione, risorse e funzioni. Il raccordo, attraversato da una metropolitana leggera, si trasforma in anello fertile che connette centri direzionali, aree ambientali e nuove centralità urbane. Nell’idea del Laboratorio, anche l’Eur cambia volto: diventa il cuore direzionale della città, con lo spostamento dei ministeri dalle sedi storiche al nuovo distretto multifunzionale, mentre il centro storico potrà tornare ad accogliere residenti, studenti e famiglie.



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