A Roma un fiume di droghe: in testa cannabis e cocaina. Boom di Mdma nel weekend
- Edoardo Iacolucci
- 21 mar
- Tempo di lettura: 4 min
Uno studio coordinato dall’Istituto Mario Negri, ha analizzato i residui di sostanze stupefacenti nelle acque reflue di 128 città europee nel corso del 2024. Ecco i risultati di Roma e di come si drogano i romani

La Capitale si conferma una delle città europee con i livelli più significativi di consumo di droghe, secondo i dati emersi dall’ultima analisi delle acque reflue condotta a livello europeo. Lo studio, promosso dal gruppo di ricerca «Score» e coordinato dall’Istituto Mario Negri, ha analizzato i residui di sostanze stupefacenti nelle acque reflue di 128 città europee nel corso del 2024, fornendo una fotografia dettagliata e sorprendentemente accurata dei consumi reali nelle comunità urbane.
Ecco quindi i risultati di Roma, e di come si drogano i romani.
Cannabis: un consumo diffuso e costante
Evergreen, sarebbe da dire. A Roma il consumo di cannabis risulta elevato e ben distribuito nel corso della settimana. I dati mostrano una media giornaliera di 78,77 mg per 1000 abitanti, con valori pressoché equivalenti nei giorni feriali e nel weekend. Un indicatore chiaro di un consumo normalizzato e trasversale nella popolazione urbana, non limitato a contesti ricreativi.
Cocaina: boom nei fine settimana
Molto più marcata, invece, è la tendenza relativa all’uso di cocaina. Le analisi evidenziano una media giornaliera di 478,61 mg per 1000 abitanti, con un picco nel weekend (505,28 mg) rispetto ai giorni feriali (443,04 mg). Roma si colloca così tra le città europee con i valori più alti, a conferma di un utilizzo prevalentemente ricreativo legato alla nightlife cittadina.
Mdma ed ecstasy: sostanze da serata
Anche il consumo di Mdma, nota comunemente come ecstasy, segue un andamento tipico da “festa”: 5,55 mg giornalieri per 1000 abitanti, ma con un valore che quasi triplica nel weekend rispetto ai giorni lavorativi.
Un dato che riconferma l’utilizzo della sostanza contestualizzandola nel divertimento notturno, tra locali, serate e festival.
Metanfetamina e ketamina: consumi rilevanti, ma più contenuti
Sebbene meno diffuse rispetto a cocaina e cannabis, anche metanfetamina e ketamina sono presenti nel quadro romano. La prima si attesta su 13,27 mg per 1000 abitanti al giorno.
La seconda registra una media giornaliera di 8,95 mg, con picchi nel weekend.
Entrambe le sostanze confermano una presenza non trascurabile, ma lontana dai livelli osservati in altre aree europee come Germania, Paesi Bassi o Ungheria.
Anfetamina: assente nei rilevamenti
Unica eccezione rilevante è l’anfetamina, completamente assente nei campioni prelevati a Roma. Un dato coerente con quanto rilevato anche negli anni passati, che vede l’Italia marginale nel consumo di questa sostanza, molto più comune nei paesi nordici e baltici.
Un metodo innovativo e anonimo per monitorare la realtà
L’analisi delle acque reflue rappresenta una delle metodologie più avanzate e affidabili per monitorare l’uso di sostanze stupefacenti a livello comunitario. Anonima, istantanea e concreta, questa tecnica consente di stimare il consumo reale, superando i limiti di sottostima tipici delle indagini basate su autosegnalazione.
I dati su Roma evidenziano un fenomeno che va ben oltre la percezione comune. L’alta concentrazione di cocaina e cannabis, la presenza costante di Mdma e ketamina, e i segnali di diffusione della metanfetamina sono indicatori chiave per le politiche urbane, sia in ambito sanitario che di prevenzione.
«Questi dati raccontano una storia che spesso sfugge ai radar istituzionali – spiega un ricercatore dell’Istituto Mario Negri – ma che è scritta ogni giorno nelle fogne della città. Comprenderla significa prevenire meglio».
Il ruolo dell’Italia nel monitoraggio europeo
Oltre a Roma, lo studio ha incluso nel 2024 anche Bologna, affiancando le già monitorate Milano e Bolzano. Le analisi italiane (condotte dal Laboratorio di Epidemiologia delle Acque Reflue dell’Istituto Mario Negri, realtà di eccellenza nella ricerca ambientale, hanno fornito un quadro generale e da approfondire per politiche future. Una ricerca che però non ferma qui:
«Rispetto ai dati del solo 2024, i consumi di droghe a Roma e Bologna si rivelano in linea con quelli di Milano – spiega Sara Castiglioni, responsabile del Laboratorio di Indicatori Epidemiologici Ambientali dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri –. L’Italia non è tra i Paesi con più alto consumo, nonostante l’uso sia costante, se non in leggero aumento. Si tratta però di dati parziali messi in comune per lo studio europeo, a cui seguirà un’analisi nazionale commissionata dal Dipartimento per le Politiche Antidroga che comprenderà 38 città italiane».
Questo nuovo studio potrà dare una fotografia più ampia del consumo di droghe in Italia, anche se non completamente esaustiva della problematica. Nonostante ciò, l’analisi delle acque reflue rimane per Castiglioni
«un potente strumento per rispondere rapidamente alle sfide emergenti».
Legalizzare per regolare: un’opportunità per la salute pubblica
I dati emersi dallo studio europeo riportano con chiarezza una realtà ormai consolidata: le droghe sono parte integrante del tessuto urbano contemporaneo, diffuse trasversalmente e spesso usate al di fuori di circuiti criminali o marginali. In questo contesto, la legalizzazione e regolamentazione delle sostanze, soprattutto a fini terapeutici e di riduzione del danno, rappresentano una strada pragmatica e basata sull’evidenza scientifica. Legalizzare non significa promuovere l’uso, ma toglierlo dal mercato nero, tutelare i cittadini, garantire la qualità delle sostanze e offrire strumenti concreti per la prevenzione e il trattamento delle dipendenze. Sempre più paesi stanno adottando modelli alternativi alla repressione, puntando su politiche sanitarie piuttosto che punitive, con risultati positivi in termini di salute pubblica e sicurezza.
Mmda: dalla techno allo studio dello psicologo
Tra le sostanze oggi al centro del dibattito scientifico c’è l’Mdma, nota per il suo uso ricreativo, ma che sta mostrando un enorme potenziale terapeutico. Studi clinici condotti in alcuni paesi europei e negli Stati Uniti stanno evidenziando come l’Mdma, in dosaggi controllati e in contesto clinico, possa diventare un efficace per il trattamento del disturbo da stress post-traumatico (Ptsd), depressione resistente, ansia sociale e persino per facilitare la psicoterapia nei casi di dipendenze o relazioni affettive complesse.
In alcune nazioni, la sperimentazione è già in fase avanzata e si sta aprendo la strada a una possibile autorizzazione all’uso terapeutico entro i prossimi anni. A dimostrazio di come una sostanza stigmatizzata per decenni possa diventare, se studiata e contestualizzata correttamente, uno strumento potente per la cura della mente umana.