
Le università del Lazio riceveranno un'iniezione di liquidità grazie ai risultati del terzo bando del Fondo Italiano per la Scienza (Fis 3), che assegna alla regione 56 progetti per un totale di 74,1 milioni di euro. Un dato che conferma la forza del sistema accademico laziale, da Sapienza a Tor Vergata, da Roma Tre alle università pontine e viterbesi, nella competizione scientifica nazionale e internazionale.
Il ministero dell’Università e della Ricerca ha reso noto che il Fis 3 mette in campo 432 milioni di euro complessivi, destinati a sostenere la ricerca di base più innovativa, secondo un modello ispirato all’European Research Council. Su oltre 5mila candidature, sono stati selezionati 326 progetti in tutta Italia.
«Garantiamo finalmente continuità e stabilità ai finanziamenti, dentro una visione che guarda all’Europa e alla cooperazione internazionale», ha dichiarato la ministra Anna Maria Bernini, ricordando che la legge di Bilancio prevede per il 2025 un Fondo unico per la ricerca da 460 milioni, cui si sommano 150 milioni destinati ai Prin.
Un segnale, ha spiegato, che punta a dare «tempo, strumenti e stabilità» ai ricercatori italiani.
A livello nazionale, i progetti finanziati si concentrano soprattutto nelle Scienze fisiche e ingegneria (115 progetti per 152,8 milioni), seguono le Scienze della vita (110 progetti per 148,6 milioni) e le Scienze sociali e umanistiche (101 progetti per 130,7 milioni).
Il bando è strutturato per sostenere diverse fasi di carriera: 200 Starting Grant per giovani emergenti, 72 Advanced Grant per studiosi affermati e 54 Consolidator Grant per ricercatori in crescita.
Il Lazio si colloca subito dietro la Lombardia nella distribuzione territoriale dei fondi, confermandosi uno dei poli universitari più dinamici del Paese. I progetti vincitori saranno accolti da università ed enti di ricerca che, secondo le regole del Fis, dovranno assumere o contrattualizzare i ricercatori, favorendone l’inserimento stabile nel sistema italiano.
Circa un quarto dei vincitori potrà accedere alle procedure di chiamata diretta promosse dal ministero. Per gli atenei laziali si tratta di un risultato significativo: un investimento che rafforza laboratori, scuole di dottorato e gruppi di ricerca, e contribuisce ad attrarre nuovi talenti dall’Italia e dall’estero.
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