
Continua la protesta alla fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi. Alle 15 in punto, oltre 100 editori hanno dato vita a una mobilitazione spontanea e simbolica, coprendo i propri stand con alcuni teli e interrompendo le attività nonostante la presenza del pubblico.
Un gesto silenzioso ma potentissimo, accompagnato da un «Bella Ciao» che ha immediatamente riempito l’intero spazio della Nuvola. La canzone simbolo della Resistenza è diventata il filo conduttore di una presa di posizione collettiva contro la presenza in fiera della casa editrice Passaggio al bosco, ritenuta dagli organizzatori del corteo portatrice di contenuti neonazisti.
Dopo aver intonato Bella Ciao, gli editori in protesta si sono mossi in corteo tra i corridoi della fiera, attraversando gli stand tra gli sguardi sorpresi dei visitatori. Il percorso li ha portati direttamente davanti allo stand di Passaggio al bosco, epicentro delle polemiche degli ultimi giorni.
Il corteo ha mantenuto toni civili ma decisi, con cartelli, slogan e richieste di difesa dei valori antifascisti. L’obiettivo era quello di ribadire che l’indipendenza della fiera dell’editoria affinché resti uno spazio inclusivo, pluralista e rispettoso della Costituzione.
Molti editori presenti hanno spiegato che la mobilitazione nasce dall’esigenza di prendere una posizione netta contro la normalizzazione di contenuti percepiti come nostalgici del nazifascismo. Alcuni hanno sottolineato che la presenza di determinati cataloghi editoriali sarebbe in contraddizione con lo spirito culturale e democratico della manifestazione.
Più libri più liberi, negli anni, si è infatti affermata come uno degli appuntamenti culturali più aperti e variegati del panorama italiano, e la protesta vuole anche essere una difesa di questa identità.
La scena dei teli che coprono i libri, del canto collettivo e del corteo improvvisato ha segnato uno dei momenti più forti fin qui dell’edizione. Proteggere i propri cataloghi mentre si denuncia la presenza di chi, secondo i manifestanti, veicola ideologie incompatibili con i valori democratici.
Al di là delle diverse opinioni, la protesta ha riacceso il dibattito sul ruolo dell’editoria, sulla libertà di espressione e sui limiti da tracciare quando si parla di memoria storica e valori costituzionali.
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