Roma, 4 dicembre 2025
Cronaca di Roma

Il cemento grezzo, il grande buco per vedere cielo e l'atmosfera underground: riaperta dopo decenni la Rampa prenestina

Il progetto culturale di arte contemporanea, vincitore di un bando comunale, ha riaperto due piani dell’immobile abbandonato. Smeriglio: «Un posto pazzesco per tutta la città che si presta perfettamente alle produzioni culturali»

di Titty Santoriello IndianoULTIMO AGGIORNAMENTO 6 giorni fa - TEMPO DI LETTURA 3'

La rampa Prenestina - costruita negli anni 60 come magazzino del teatro dell’opera e poi di Cinecittà - è rimasta chiusa per decenni ma ora è possibile di nuovo percorrere i suoi spazi in cemento grezzo, in una atmosfera underground, tra i graffiti degli anni 90 e le nuove installazioni artistiche. Un progetto culturale di arte contemporanea, vincitore di un bando comunale, ha riaperto due piani dell’immobile abbandonato dove dal livello più basso, nella parte esterna, si scorge un enorme buco. Qui si vede il cielo: l’azzurro di giorno, il blu di notte, in un contrasto tra l’architettura spoglia e grigia e la natura colorata e viva. Qui, tra villa Gordiani e Torpignattara, a pochi passi dalla fermata Teano della metro C, non distante dal Pigneto e Centocelle, la Rampa Prenestina si appresta a diventare uno dei nuovi luoghi della cultura nella Capitale.

Installazioni artistiche fino al 31 dicembre

Il progetto, a cura de Il Condominio Aps, è promosso dall’assessorato capitolino alla Cultura ed è vincitore dell’avviso pubblico «Artes et Iubilaeum - 2025», finanziato dall'Unione Europea Next Generation per grandi eventi turistici nell’ambito del Pnrr.

«Al momento è possibile visitare la rampa e vedere due installazioni, poi da qui alle prossime due settimane sveleremo le altre che si alterneranno fino al 31 dicembre”, ha detto la presidente dell’Aps Il Condominio Marta Fantini ricordando che l’ingresso alla Rampa è gratuito e che sarà possibile accedervi dal giovedì alle domenica dalle 18 alle 24.

Smeriglio: «Una proposta culturale in tutti i quartieri, le borgate e i rioni di Roma»

«Roma non smette mai di stupire: credo di conoscere abbastanza questa città ma questo posto non lo conoscevo, ed è pazzesco», ha dichiarato l’assessore capitolina alla Cultura Massimiliano Smeriglio in visita alla Rampa Prenestina, giovedì 27 novembre.

«Questo è un posto importante che si presta naturalmente a produzioni contemporanee che possono essere installazioni, eventi, mostre, musica. Lo abbiamo riaperto anche grazie al bando Artes et Iubilaeum, con un'associazione che si è dedicata, con il V municipio che ha collaborato. Ora l'amministrazione comunale ha a disposizione un altro spazio strategico di produzioni culturali fuori dal centro storico»,ha proseguito l'assessore. « E questo è proprio un esempio della dimensione che abbiamo scelto: disseminare ed essere presenti con una proposta culturale articolata in tutti i quartieri, le borgate e i rioni di Roma», ha concluso Smeriglio.

Acqua e giochi di luci: l'opera di Ultravioletto

Dall’entrata, in via Aquilonia 52, lo spazio si estende per due piani: scendendo la rampa è possibile già ammirare due installazioni artistiche del percorso espositivo nell’ambito del progetto Moebius. La prima è un’opera site-specific di Ultravioletto con un focus sul tema del trascorrere del tempo: suoni e fasci di luce dalla cadenza organica, immersi nell’oscurità, restituiscono all’osservatore la perdita di coordinate temporali. L’opera Wet signals trasforma il tempo in un flusso in cui la materia si piega al ritmo di una forza che la attraversa. Indagando il rapporto tra essere umano e tecnologia e le possibilità che emergono dall’incontro tra campi analogico e digitale, Ultravioletto esplora una percezione liquida in cui ogni istante si rende visibile, vibrante, reale. Con luci che cambiano colore al trascorrere dei minuti, l’ opera si caratterizza per un gioco di visioni ed ombre anche attraverso l’inserimento dell’elemento dell’acqua.

Immagini e frammenti che si sovrappongono: l'opera di Studio Cliché

L’altra installazione è «Brain Rot», un’opera audiovisiva di Nicola Carpeggiani e Alessandro Roberti di Studio Cliché, in collaborazione con il sound designer Canyf. Qui si osserva da vicino la fragilità del nostro rapporto con l’informazione massiva digitale, trasformando lo spazio in un flusso visivo e sonoro in continua mutazione. L’installazione espone il pubblico a un feed generato in tempo reale: immagini e frammenti che si sovrappongono, si distorcono e si dissolvono con la stessa rapidità dei contenuti che attraversiamo ogni giorno. La disposizione totemica dei dispositivi richiama un rituale collettivo di consumo, mettendo in relazione lo zapping televisivo e lo scrolling compulsivo della contemporaneità. In questo ambiente, la digitalizzazione non è solo un linguaggio, ma un processo che modella percezione, attenzione e presenza.

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