
Al Quarticciolo c’è sempre un’aria sospesa, un rumore di fondo che non è proprio rumore, è attesa. Che qualcosa si muova, che le promesse non restino impalcature e che i progetti messi a terra non siano solo titoli. È questo il quadro emerso durante l’incontro organizzato da VisioneRoma, l’associazione che monitora programmi e progetti delle amministrazioni nella città.
Sul tavolo lo stato dell’arte delle opere in programma, finanziate e previste sul territorio. Dal piano straordinario da 20,5milioni per il triennio 2025–2027 ai progetti comunali e Pon Metro, fino alle iniziative di recupero dei capannoni di via dei Larici, destinati a diventare spazi di formazione e produzione locale come il FabLab Quarticciolo o il microbirrificio.
Quando prende la parola Pino Battaglia, assessore alle Periferie, alla città dei 15 minuti ed al Pnrr, il clima cambia: «I modelli sono esportabili, le soluzioni no». È il cuore del discorso sul Decreto Caivano bis. Perché i soldi servono, i progetti pure. Ma non bastano.
L'assessore mette sul tavolo la domanda che rimbalza da anni. Cosa si dà davvero a chi vive qui?. Nel concreto: «Cosa c’è accanto alla cura fisica, a quella cui si può mettere mano con i soldi del governo e dell’amministrazione?» chiede.
La risposta è una prospettiva.
Parla di economia locale, di come la riqualificazione dei locali Ater possa salvare un quartiere dal suo deserto commerciale. Di come certi spazi, se tornano a vivere, possono diventare cuore e motore di sviluppo.
E poi la comunità: «Ricostruire il senso di comunità che negli anni si è smarrito. Quarticciolo è sempre stato un quartiere dove c’era controllo sociale. Compito delle istituzioni è ricostruire quei tessuti smagliati, rendendo protagonisti i cittadini».
Nessuno finge che sia facile. L’Ater possiede oltre il 90 per cento degli immobili della borgata. Una cifra che, tradotta, significa ascensori rotti, palazzi segnati, manutenzione assente.
Gli sfratti, gli sgomberi, i nuclei fragili che oscillano tra precarietà abitativa e incertezza quotidiana sono la cartina di tornasole di una questione che Roma conosce bene e affronta male.
Poi c’è la criminalità, non quella romanzata, ma quella esogena, che il quartiere subisce più di quanto si racconti nei titoli ben noti alle cronache.
Una presenza che approfitta del vuoto. L'assessore lo spiega con semplicità: «Se gli spazi vengono lasciati vuoti, qualcuno li riempie. È una legge della fisica». La soluzione proposta è di riattivare i locali, presidiare luoghi e relazioni, guadagnare campo come fosse una partita di calcio.
Il parroco della chiesa di via Manfredonia 5, Don Daniele, si esprime sincerità. «A Quarticciolo c’è devi passa’», dice. Non per attraversarlo, ma per tornarci a vivere. Per prendere un caffè, fare la spesa, incontrare qualcuno. Per sentirsi al sicuro senza doversi guardare attorno.
La sua confessione è una ferita aperta: «Fa male vedere che qui non ci si viene. Quando dico in altre parrocchie che sono il parroco di questa chiesa, la gente risponde “Ah”. A me quel “Ah” mi fa male».
«Parliamo di una storia che parte il 23 dicembre - si aggiunge Pietro Vicari, del comitato di quartiere -. Teatro comunale, consultorio, sono ruderi o rovine di impegni di amministrazione di ogni colore, ordine e grado».
L’ultimo sguardo, quello più analitico, è del sociologo Maurizio Fiasco. Si chiede perché Quarticciolo non abbia seguito il destino di Pigneto o Centocelle, quello che ha preso la via della gentrificazione. La risposta, dice, è nella mobilità. Quell’armatura che chiude il quartiere tra la Togliatti e la Prenestina, fatta di strade e flussi, lo ha tenuto fuori dal catalogo delle priorità della sicurezza pubblica.
Dove la criminalità ha trovato varchi, perchè le istituzioni ne hanno lasciati aperti. «La cosa peggiore che può accadere a un paese» avverte il sociologo, «è l’autogestione della sicurezza pubblica. Le suggestioni producono disastri».
Serve ripensare la mobilità, rinforzare la domanda di servizi, e soprattutto pretendere che la polizia torni a essere un servizio, non una comparsa che si fa vedere solo quando scoppia qualcosa. Per il sociologo, il futuro del Quarticciolo passerà da tre scelte precise. La prima: «Una correzione dell’assetto della mobilità, necessaria per la sicurezza». La seconda ricreare una domanda interna di beni e servizi, perché un quartiere vive solo se ha bisogno di sé stesso. La terza è una sfida politica e culturale: «Organizzare una vertenza sulla polizia come servizio, non come dispositivo da attivare solo se e quando soddisfa la domanda di sicurezza».
La Capitale, il nuovo giornale online di Roma
La Capitale, è una testata giornalistica iscritta nel Registro Stampa del Tribunale di Roma il 25 luglio 2024, n. 100/2024
DIRETTORE RESPONSABILE
Enrico Sarzanini
Via Giuseppe Gioacchino Belli, 86
Roma - 00193