
All’alba di martedì i carabinieri hanno fatto irruzione nel cosiddetto Bronx di Torrevecchia, area da tempo al centro di una guerra fra bande di spacciatori, anche minorenni. Un quartiere segnato da intimidazioni, bombe carta lanciate nei palazzi dei rivali e continue tensioni. Il blitz, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia, ha portato all’arresto di undici persone di cui sei maggiorenni e cinque minorenni.
Le accuse contestate sono pesanti. Si va dallo spaccio di droga alla tortura, dal sequestro di persona a scopo di estorsione al danneggiamento aggravato. Un quadro che conferma la brutalità delle dinamiche interne ai gruppi criminali attivi nella zona.
L’indagine è partita lo scorso marzo, dopo un arresto per spaccio. Da lì, gli investigatori hanno ricostruito un sistema di violenze che colpisce soprattutto i giovani del quartiere. Per debiti di droga o anche per questioni di gelosia, alcuni ragazzi sarebbero stati prelevati dalle proprie case, portati in un garage alla Massimina e lì torturati.
Le vittime, secondo gli inquirenti, venivano legate e bendate, poi colpite con pugni, calci e bastoni. In alcuni casi i carcerieri avrebbero versato loro addosso acqua bollente, una punizione “esemplare” per presunti sgarri contro il gruppo criminale.
I carabinieri della compagnia Trastevere hanno inoltre individuato il mandante, l’esecutore materiale e i complici dell’attentato avvenuto il 30 giugno scorso in una palazzina Ater di via Calcagnini. L’esplosione di un ordigno rudimentale aveva distrutto l’androne, mettendo in pericolo l’intero edificio e i residenti. L’episodio sarebbe stato un messaggio diretto a un gruppo rivale.
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