
Lo storico Bar Faustini, dal 1935 pilastro di Monteverde Vecchio, ha una nuova vita. E tutto grazie a una cittadina illustre del quartiere come Frida Giannini, stilista e designer internazionale, che ha trasformato lo storico bar in un locale contemporaneo dal gusto estetico raro e raffinato, come quello che ha l’ha resa celebre in tutto il mondo.
Così, in occasione dell’apertura del nuovo bistrot Bixio di Via Poerio, abbiamo chiesto alla neo proprietaria le motivazioni sentimentali che l’hanno portata a rilevare questo luogo del cuore per tutta Monteverde.
Qual è il suo rapporto con Roma, in particolare con Monteverde Vecchio, e com’è cambiato negli anni?
«Il mio rapporto con Roma è profondamente viscerale: è la città in cui sono nata, quella che mi ha formato e che continua a sorprendermi ogni volta che, tornando dai miei viaggi, riesce a rinnovare l’amore che ho per lei. Monteverde Vecchio, in particolare, è il quartiere della mia memoria: le strade dove sono cresciuta, i luoghi che hanno accompagnato la mia infanzia e adolescenza. Negli anni la città è cambiata e anch’io con lei, ma Monteverde ha conservato quella dimensione autentica, quasi raccolta, che per me è sempre stata una fonte di equilibrio. Tornarci oggi significa ritrovare un ritmo più umano, un legame intimo che non si è mai spezzato».
In che modo il suo lavoro ha influenzato il suo rapporto con il quartiere d’origine? E questo legame come si manifesta nel suo nuovo bistrot?
«La mia professione mi ha portata spesso lontano da Roma, ma paradossalmente ha rafforzato il mio legame con le origini. Quando si viaggia tanto, quando si entra in contatto con mondi, culture e sensibilità diverse, si comprende ancora di più il valore delle radici. Nel mio bistrot questo rapporto si traduce in un’idea di accoglienza semplice, non artefatta, ispirata ai ricordi e alle atmosfere familiari. Ho cercato di creare un luogo dove le persone possano sentirsi immediatamente a casa, ritrovando quell’autenticità che ho sempre riconosciuto a Monteverde».
Ci può raccontare l’esigenza personale che l’ha portata a rilevare lo storico Bar Faustini?
«È stato un richiamo affettivo prima ancora che una decisione imprenditoriale. Il Bar Faustini faceva parte della storia del quartiere e, in un certo senso, anche della mia. Quando ho saputo che rischiava di scomparire, ho sentito l’urgenza di preservarne lo spirito, restituendogli nuova vita senza snaturarlo. È stata un’esigenza personale: un desiderio di custodire un pezzo della mia memoria e di restituire a Monteverde un luogo che ne rappresentasse l’identità».
Quanto c’è, nel suo nuovo bistrot, della sua esperienza da direttrice creativa di Gucci?
«C’è sicuramente il mio modo di intendere la creatività, che non riguarda solo l’estetica ma l’approccio complessivo all’esperienza. Anni di direzione creativa mi hanno insegnato che ogni dettaglio conta, che un luogo funziona davvero quando racconta un’identità coerente. Nel bistrot questo si traduce nella cura degli spazi, nella scelta dei materiali, nella ricerca di un equilibrio tra memoria e contemporaneità. Non volevo creare un luogo patinato, ma un ambiente che riflettesse sensibilità, rigore e autenticità: elementi che hanno sempre accompagnato il mio percorso professionale».
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