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Gli attivisti Ultima Generazione hanno protestato nel McDonald’s di piazza Re di Roma "contro" Achille Lauro

  • Edoardo Iacolucci
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Attivisti in azione contro i fast food: «Tre euro e novanta non sono un giusto prezzo. Salute, ambiente e diritti dei lavoratori non si svendono»

McDonald’s

Attivisti di Ultima Generazione hanno fatto irruzione nel McDonald’s di piazza Re di Roma, nel cuore della Capitale, a San Giovanni, per denunciare pubblicamente gli impatti ambientali, sanitari e sociali del sistema alimentare industriale. Bersaglio simbolico della protesta: Achille Lauro, volto pubblicitario della multinazionale in Italia.


Gli attivisti, muniti di striscioni con le scritte «Il Giusto Prezzo» e «Ultima Generazione», hanno inscenato una protesta pacifica ma visibile, dialogando con i clienti e distribuendo volantini informativi. Il messaggio è chiaro:

«Tre euro e novanta per un pasto non sono un giusto prezzo. Dietro c’è un costo altissimo: lo pagano l’ambiente, i lavoratori e la salute dei consumatori».

Una protesta che si inserisce in una mobilitazione nazionale

L’azione romana segue una serie di mobilitazioni che hanno coinvolto negli ultimi mesi città come Milano, Bari, Rimini e Alessandria. In tutta Italia, lavoratori e attivisti stanno alzando la voce contro il sistema dei fast food, accusato di imporre ritmi massacranti, stipendi da fame e assenza di tutele sindacali.

«Viviamo immersi in una falsa abbondanza - ha dichiarato un’attivista - ma dietro i prezzi bassi si nascondono campi devastati e salari bloccati. È tempo di scegliere consapevolmente cosa mangiamo e da dove proviene il nostro cibo».


Lavoro precario e diritti negati: i numeri del sistema McDonald’s

In Italia, McDonald’s impiega circa 38mila lavoratori in 740 ristoranti, ma solo 60 di questi sono a gestione diretta. Gli altri 680 sono affidati a 160 licenziatari in franchising. Risultato: oltre 34.000 dipendenti sono gestiti da aziende terze, spesso senza rappresentanza sindacale reale né tutele contrattuali adeguate.

I numeri parlano chiaro: «450 euro al mese per 18 ore settimanali (6,25 €/h) - spiegano gli attivisti -, 1.000 euro per 30 ore, turni brevi, imposti, con continue pressioni sul rendimento, anche una pausa bagno diventa un “permesso” da chiedere».


Inoltre McDonald’s «rifiuta ancora l’apertura di un tavolo di trattativa per la revisione del contratto collettivo Fipe-Confcommercio - continuano -, considerato inadeguato dai sindacati e dai lavoratori».


Cibo ultra-processato, ambiente distrutto e salute a rischio

Secondo Ultima Generazione, la catena promuove un modello alimentare che contribuisce all’obesità, al diabete, e allo sfruttamento intensivo di risorse naturali. Il cibo servito, definito «ultra-processato e studiato per creare dipendenza» sarebbe il prodotto di un sistema ad alto impatto ecologico e sociale, alimentato da allevamenti intensivi, emissioni di Co2 e logiche di profitto senza etica.


Le richieste di Ultima Generazione: cambiare sistema, non solo menù

Il movimento rilancia tre richieste chiave alle istituzioni e alla cittadinanza: proteggere i raccolti con una riforma dell’agricoltura per renderla resiliente a siccità, alluvioni e cambiamenti climatici.

Poi aggiustare i prezzi: garantire quindi un prezzo giusto per chi produce e per chi consuma, con un’equa distribuzione del valore nella filiera alimentare e infine far pagare i responsabili, quindi tassare gli extraprofitti di finanza, Gdo, multinazionali del cibo e industrie fossili per finanziare una transizione agroecologica giusta.


Achille Lauro nel mirino: «Testimonial di un sistema malato»

Non è sfuggito agli attivisti il volto scelto dalla multinazionale per promuovere la campagna «Tre euro e novanta». La figura di Achille Lauro, noto per il suo stile provocatorio, è stata simbolicamente contrapposta a una protesta che mette in discussione le fondamenta stesse del marketing dei fast food.

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