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Quello che accade a Gaza è inaccettabile, per il cardinal Pizzaballa

  • Edoardo Iacolucci
  • 23 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Gaza, colpita la Chiesa della Sacra Famiglia. Israele parla di «errore», Pizzaballa: «Inaccettabile»

3 morti e 9 feriti nell’unica parrocchia cattolica della Striscia. L’Idf: «Deviazione accidentale». Il patriarca latino: «Crisi umanitaria gravissima, la comunità internazionale intervenga»

Quello che accade a Gaza è inaccettabile, per il cardinal Pizzaballa
Cardinal Pizzaballa a Gaza

Secondo Israele sarebbe stato un colpo di mortaio «accidentale» a colpire la Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, lo scorso 17 luglio, durante un’operazione militare israeliana nella zona. Lo hanno confermato le Forze di difesa israeliane (Idf) al termine di un’indagine interna, diffusa tramite Telegram. Nell’attacco hanno perso la vita almeno tre persone e altre nove sono rimaste ferite, tra cui il parroco, padre Gabriel Romanelli, colpito alla gamba.


Le Idf hanno parlato di una «deviazione involontaria» avvenuta durante le attività operative, ribadendo che gli obiettivi dell’esercito «restano esclusivamente militari» e che «sono state immediatamente apportate modifiche per migliorare la precisione del tiro nelle aree sensibili». L’esercito ha inoltre affermato di aver «coordinato nei giorni successivi l’ingresso di aiuti umanitari – cibo, attrezzature mediche e medicinali - verso la Chiesa latina, oltre a facilitare la visita di una delegazione con i patriarchi greco e latino».


Ma le spiegazioni dell’esercito israeliano non sono bastate a calmare le reazioni del mondo cristiano e della diplomazia ecclesiale.


Pizzaballa: «Quello che accade a Gaza è inaccettabile»

Il patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, originario di Cologno al Serio e legato alla comunità del convento di Baccanello di Calusco d’Adda, ha visitato personalmente la chiesa colpita, l’unica parrocchia cattolica della Striscia, dove da mesi trovano rifugio circa 500 civili.


Durante una conferenza congiunta con il patriarca ortodosso Teofilo III, svoltasi presso il centro Notre Dame di Gerusalemme, Pizzaballa ha usato parole dure: «È moralmente inaccettabile e ingiustificabile quanto sta avvenendo nella Striscia di Gaza». Ha poi aggiunto: «Siamo di fronte a una crisi umanitaria profonda. Le persone fanno la fila per ore sotto il sole per un pezzo di pane. Gli aiuti umanitari non sono un’opzione, ma una questione di vita o di morte».


Il cardinale era atteso in Italia a fine giugno per festeggiare il compleanno della madre, ma il viaggio è saltato a causa della chiusura dello spazio aereo dopo il raid israeliano contro l’Iran. Da allora ha deciso di restare vicino alla comunità di Gaza, celebrando messa tra le macerie e mantenendo costanti contatti con Roma e con papa Leone XIV, che gli ha espresso «vicinanza e sostegno».


La voce dal campo: «La gente ha bisogno di tutto»

A raccontare la drammaticità della situazione è stato anche padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra Famiglia, rimasto ferito nell’attacco. In un messaggio audio diffuso pochi giorni dopo, ha parlato della sofferenza della popolazione:

«Qui la gente ha bisogno di tutto. Aspettiamo gli aiuti che il Patriarca di Gerusalemme sta cercando di far entrare, come ha fatto già alcuni mesi fa. Il cardinale Pierbattista Pizzaballa sta facendo un lavoro immenso per aiutare tutti, non solo i cattolici o gli ortodossi. Ora ha tutti i permessi per farci arrivare gli aiuti, ma ancora non riesce a farli entrare, ma ci riuscirà».

Romanelli ha anche aggiunto, parlando pochi giorni fa su Vatican News: «Abbiamo perso tanto, abbiamo sofferto tanto e stiamo soffrendo tanto, lo offriamo per nome del Signore. Nella Messa di quello stesso giorno, nella chiesa ortodossa dove abbiamo già seppellito i morti, abbiamo detto la preghiera del Signore Gesù: “Signore perdonali perché non sanno quello che fanno”. Che veramente il Signore non solo perdoni quelli, ci perdoni a noi, perdoni tutto il mondo. Giacché il perdono del Signore è fonte di grazia, di pace di riconciliazione».


Aiuti ancora bloccati, cresce la pressione internazionale

Nonostante le rassicurazioni dell’Idf, gli aiuti umanitari stentano a raggiungere la parrocchia.

«Abbiamo i permessi, ma non riusciamo a far entrare ciò di cui abbiamo bisogno – ha ribadito padre Romanelli –. Servono preghiere, ma anche azioni concrete da parte della comunità internazionale. Questa guerra non porterà nulla di buono».





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