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Percorso per vittime di violenza all'Ospedale Sant’Andrea: 490 accessi dal 2020, attivo anche per minori

  • Immagine del redattore:  Redazione La Capitale
    Redazione La Capitale
  • 5 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

I dati aggiornati dell’Azienda ospedaliera universitaria di Roma: attivo il Codice Rosa, oltre l’80% delle vittime sono donne

ospedale sant andrea

Dall’anno 2020 l’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma ha registrato 490 accessi al proprio Percorso dedicato alle vittime di violenza fisica e psicologica, di cui 449 adulti e 41 minori. Il servizio, attivo dal 2018, è stato concepito per garantire un sostegno immediato, in particolare all’interno del Pronto Soccorso, senza differenze di genere o età. Solo nei primi sei mesi del 2025 sono già 80 gli accessi, mentre nel 2024 il totale ha superato quota 136.


L’attivazione del percorso avviene attraverso il riconoscimento da parte del personale sanitario di segni compatibili con il maltrattamento, procedendo con l’attribuzione del Codice Rosa, specifico per questo tipo di situazioni. Il codice si affianca a quelli ordinari per l’identificazione dei casi clinici ed è associato a un protocollo strutturato d’intervento.


Un presidio con équipe multidisciplinare e personale formato

Alla guida del Percorso c’è la referente Marzietta Montesano, che coordina un gruppo multidisciplinare composto da avvocato, medico legale, psicologo, medico emergentista, infermiere, pediatra, ginecologo, psichiatra, assistente sociale, bed manager e un rappresentante della Direzione Sanitaria. L’intervento coinvolge anche il personale del Pronto Soccorso e dell’intero ospedale, attivato secondo necessità.


«Il nostro ospedale è in grado di fornire tutto il supporto necessario grazie a un’attività multidisciplinare capace di prendersi cura della persona nelle sue necessità di tutela fisiche e psicologiche», ha spiegato Montesano. Tra i punti cardine individuati: «Tempestività di intervento, empatia, riservatezza e messa in protezione».


Presso il Pronto Soccorso è attivo un presidio fisso delle Forze dell’Ordine e del servizio di vigilanza interna, considerati strumenti di supporto fondamentali per il personale impegnato nelle procedure assistenziali.


Profili delle vittime e dati sui contesti di violenza

I dati raccolti mostrano che l’81,5% degli adulti è di sesso femminile, mentre il restante 18,5% è maschile. Per quanto riguarda la fascia d’età, il 20% dei pazienti ha tra i 18 e i 30 anni, il 44,5% tra i 31 e i 49 anni, mentre il 35% ha più di 50 anni. Nel 66,1% dei casi, l’episodio di violenza è avvenuto all’interno del domicilio della vittima e solo nel 39,2% dei casi in presenza di testimoni.


Secondo le dichiarazioni raccolte, il 72,2% degli episodi sarebbe legato a litigi, mentre poco più del 5% risulta connesso all’uso di sostanze o a finalità di natura sessuale.


All’arrivo in Pronto Soccorso, il 76,2% delle vittime accetta l’avvio della procedura Codice Rosa, ma solo poco più della metà la porta a termine. Il percorso ospedaliero viene completato nel 15,9% dei casi, mentre nella maggior parte delle situazioni si riesce a garantire l’orientamento verso centri antiviolenza o strutture protette.


Focus sui minori: 70% delle violenze commesse da genitori

Dei 41 minori presi in carico, 23 sono femmine e 18 maschi, con un’età media di 11 anni. La quasi totalità, pari al 95,1%, è di nazionalità italiana. A commettere gli atti violenti, nel 70,8% dei casi, sono stati i genitori.


Una raccolta dati curata dal professor Maurizio Pompili, direttore della UOC di Psichiatria del Sant’Andrea, ha evidenziato che il 67% dei pazienti che hanno ricevuto un Codice Rosa era già stato in Pronto Soccorso in precedenza.


L'impegno del territorio e delle istituzioni

«I numeri dell’attività del Percorso testimoniano l’importanza di quello che è e resta un presidio strategico», ha dichiarato Montesano. Il progetto, ha aggiunto, è sostenuto da un impegno continuativo delle istituzioni nazionali e regionali, che «coordinano sul territorio una cabina di regia impegnata a garantire assistenza non solo fisica e psicologica, ma anche pratica e logistica, nei percorsi legali e operativi».


«Una grande attenzione – ha concluso – per un problema, come quello della violenza, sul quale non bisogna mai spegnere i riflettori dell’attenzione generale».

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