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Le nuove Br 26 anni fa uccidono Massimo D’Antona: la commemorazione in via Salaria

  • Edoardo Iacolucci
  • 23 ore fa
  • Tempo di lettura: 2 min

D’Antona viene colpito mortalmente mentre va al lavoro, nei pressi della sua abitazione e La Sapienza, dove insegnava Diritto del lavoro

smeriglia gisci
L'assessore capitolino alla Cultura Massimiliano Smeriglio e il vicepresidente del II municipio Emanuele Gisci

Alle ore 9 di questa mattina, in via Salaria, all'angolo con via Adda, la Capitale ha reso omaggio al professor Massimo D’Antona, giuslavorista e docente universitario, assassinato il 20 maggio 1999 dalle Nuove Brigate Rosse.


Un momento di raccoglimento nel luogo dell’agguato: la commemorazione si è svolta nel luogo esatto in cui, ventisei anni fa, D’Antona veniva colpito mortalmente mentre si recava al lavoro, nei pressi della sua abitazione e dell’università La Sapienza, dove insegnava Diritto del lavoro.


Le istituzioni e i sindacati presenti

Un momento di silenzio e raccoglimento ha aperto la cerimonia, a cui ha preso parte l'assessore capitolino alla Cultura Massimiliano Smeriglio, ed Emanuele Gisci, vicepresidente del municipio II, in rappresentanza dell’amministrazione municipale:

«Abbiamo reso omaggio a Massimo D’Antona per tenere viva la memoria delle sue idee che sono ancora attuali: in primis quella di battersi per il lavoro, giusto e per tutti, e per un’Europa che sia anche uno spazio sociale e di diritti.»

Presenti anche i segretari confederali della Cgil, Daniela Barbaresi e Christian Ferrari, che hanno voluto testimoniare la vicinanza del sindacato e del mondo del lavoro alla memoria di una figura che ha segnato profondamente la riflessione giuridica e sindacale in Italia.


Massimo D'Antona, una figura chiave nella riforma del lavoro

massimo d'antona
Massimo D'Antona

Massimo D’Antona, docente e consulente del ministero del Lavoro, fu vittima di un agguato terroristico che mirava a colpire coloro che, come lui, erano impegnati nel rinnovamento del mercato del lavoro e della pubblica amministrazione.


Con lui, l’Italia perse non solo uno studioso di altissimo profilo, ma anche un uomo impegnato in un’opera di riforma difficile e delicata.



La memoria che continua

A distanza di anni, la sua memoria resta viva nel mondo accademico e istituzionale. Diverse aule universitarie portano il suo nome, a testimonianza di un’eredità che continua a ispirare studenti, docenti e operatori del diritto.


L’omaggio di oggi è stato un momento sobrio ma carico di significato, in cui la città ha voluto ribadire il valore della legalità, del sapere e dell’impegno civile contro ogni forma di violenza.

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