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Ennesimo sfregio alla memoria a Forte Bravetta. Tomassetti: «Vigliaccheria tipica degli ambienti di estrema destra»

  • Giacomo Zito
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Imbrattata la stele commemorativa in uno dei luoghi simbolo della Repubblica Italiana nel giorno della festa nazionale del 2 giugno. Sulla piastra di pietra la scritta «remigrazione»

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Lo sfregio alla stele commemorativa di Forte Bravetta (Instagram)

È stata sfregiata nuovamente di notte, così come un anno fa in occasione del 25 Aprile, la stele commemorativa di Forte Bravetta. Scritta con della vernice nera, la parola «remigrazione» copre l'incisione della lastra di pietra che ricorda i nomi «degli eroici patrioti che durante l'occupazione nazista in questo forte furono fucilati, accendendo con il sublime sacrificio della loro vita la fiaccola della Resistenza e della riscossa nazionale».


La reazione dal municipio e dall'Anpi

A darne notizia è la sezione di Roma dell'Anpi, a cui fa seguito il presidente del municipio XII, Elio Tomassetti. In un post sui canali social, il presidente denuncia la «vigliaccheria» del gesto, promettendo la ripulitura nell'immediato e la continuazione del lavoro a favore di «una Repubblica dell’accoglienza e della Pace, non di certo della “remigrazione”».


Così come un anno fa, quando la stessa stele venne imbrattata con una scritta fatta con vernice spray rossa che recitava «partigiano stupratore assassino», anche stavolta i vandali hanno agito di notte. Una scelta commentata dal presidente come una «vigliaccheria tipica degli ambienti di estrema destra».

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L'immagine del gesto vandalico compiuto il 25 aprile 2024

«I campioni del "coraggio italico" che agiscono come al solito strisciando, col buio, inneggiando alla "remigrazione" hanno profanato la memoria dei patrioti fucilati dalla feccia fascista per aver voluto conquistare pace, democrazia e diritti sociali universali - è il comunicato della sezione provinciale dell'Anpi -. Questa feccia vorrebbe anche, in nome di una presunta e autoproclamata superiorità razziale, escludere uomini, donne e bambini da questi stessi diritti, conquistati dai partigiani e dalle partigiane con la vittoria sui padri di costoro, che li volevano negare soprattutto agli italiani».


Il gesto intimidatorio e la connessione con l'attualità

Seppur non sia ancora chiaro chi sia o siano i mandanti e operatori dello sfregio, è invece nitido l'intento intimidatorio, così come la matrice politica del gesto, dietro la natura dell'aggressione in uno dei luoghi simbolo della Repubblica Italiana proprio nel giorno della sua festa nazionale.


Il messaggio rivolto alla «remigrazione» sembra quindi richiamare alle politiche di rimpatrio che l'attuale governo sta cercando di portare avanti come nei centri per il rimpatrio in Albania. Un messaggio d'intimidazione che sembra inoltre voler sostenere il silenzio imposto sempre dalla compagine governativa alla possibilità di dimezzare gli anni necessari all'ottenimento della nazionalità italiana per chi vive e lavora in Italia, così come richiesto nel referendum che si terrà in tutta Italia il prossimo 8 e 9 giugno.

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