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Aborto a Roma e nel Lazio, ecco la nuova mappa (e le diverse criticità nell'accesso)

  • Giacomo Zito
  • 14 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

Nonostante l’intento dichiarato di migliorare l’accesso all’IVG, la mappa si ferma a un livello informativo parziale. Mancano infatti i dati aggiornati sull’obiezione di coscienza, elemento cruciale per valutare la reale disponibilità del servizio

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La mappatura nazionale delle strutture in cui è possibile accedere all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) è finalmente online. Pubblicata sul portale Epicentro dell’Istituto Superiore di Sanità la scorsa settimana, rappresenta un passo importante verso maggiore trasparenza e accessibilità al servizio. Ma non mancano i limiti.


Il nuovo portale presenta infatti dei dati che sono riferiti al 2023 (raccolti da Istat) e non tiene conto delle percentuali degli obiettori di coscienza. Una problematiche che, secondo quanto analizzato da Il Domani, sull’ultima relazione del ministero della Salute al parlamento sull’applicazione della 194, se messa in relazione offrirebbe una panoramica più fedele della situazione attuale. Nel Lazio, ad esempio, i medici contrari all'interruzione volontaria di gravidanza sfiorerebbero il 70% del totale.


Nonostante ciò, i dati presenti offrono comunque degli insight interessanti sulla situazione di Roma e del Lazio e delle criticità presenti.



Dove si può abortire a Roma e nel Lazio: tra ospedali, consultori e ambulatori

Nel territorio del Comune di Roma risultano attive in totale 15 strutture ospedaliere e consultoriali che offrono il servizio IVG. Se si tiene in considerazione anche il territorio della Città Metropolitana, quindi, il numero sale a 21. Solo altri sei, infine, nel resto del Lazio, distribuiti in particolare nei presidi ospedalieri dei capoluoghi di provincia, fatta eccezione per Frosinone dove l’unica struttura della provincia è ad Alatri, all’Ospedale San Benedetto.


Latina invece si distingue per il numero di strutture, tre in totale, distribuite tra lo stesso capoluogo (all’Ospedale Santa Maria Goretti), a Fondi (Ospedale San Giovanni di Dio) e a Formia (presso l’Ospedale Dono Svizzero).


La distribuzione nel territorio della Capitale risulta invece molto più omogenea, anche se non mancano delle zone particolarmente spoglie. Un dato che per il Tuscolano e il Tufello diventa maggiormente critico se si considera anche la densità di abitanti delle aree, tra le zone più popolose della Capitale.


Nel dettaglio, l’area del VII, VI e V municipio (per un totale di circa 800mila abitanti) risulta infatti servita da una sola struttura, quella del Policlinico Casilino, anche se il San Giovanni, grazie soprattutto alla Metro A, è facilmente raggiungibile.


Discorso diverso è per tutto il territorio del municipio III dove per tutti gli abitanti tra Bufalotta, Fidene, Tufello, Val Melaina, Montesacro ecc. la struttura più vicina è il Pertini (oppure il Policlinico Umberto I, sempre se si vuole considerare anche la linea Metro B).


Discorso simile vale per gli abitanti del municipio X: l’unica struttura disponibile tra Vitinia e Ostia è infatti l’Ospedale G. B. Grassi.


Tra le aree invece più fornite si sottolinea il quartiere Trieste-Salario, piazza Bologna e Pietralata. Qui, oltre al Policlinico e al Pertini, sono disponibili un consultorio a Pietralata, il Poliambulatorio Tagliamento e il Centro S. Anna.


La panoramica su Roma dei dati raccolti dall’Istat

I numeri distribuiti dall’Istat ed elaborati dall’ISS offrono quindi una panoramica sia delle strutture dove le IVG vengono effettuate, sia delle tipologie. Tra queste strutture, a Roma, spiccano alcuni dati:


  • all’Ospedale Sandro Pertini sono state effettuate 692 IVG, di cui il 61% farmacologiche e il 65% entro l’ottava settimana:

  • all’Ospedale San Giovanni/Addolorata si contano 931 IVG, mentre al San Filippo Neri 433;

  • i consultori familiari come Primavalle, Pietralata o il Centro Sant’Anna hanno numeri più contenuti ma con una percentuale vicina al 100% di IVG farmacologiche entro le 8 settimane.


La pratica farmacologica (RU486) risulta diffusa in questi contesti, segno di una crescente efficacia e accettazione del metodo non chirurgico. Anche in questo caso non mancano però delle enormi difficoltà nella distribuzione di questo servizio ad altre strutture come i consultori.


Secondo quanto denunciato dal Coordinamento delle Assemblee delle Donne dei Consultori e Non Una Di Meno, infatti, nell’analisi delle strutture presenti nella Asl Roma 2 i dati aggiornati non corrisponderebbero alla realtà.


Tra le maggiori criticità riscontrate ci sarebbe, oltre alla cronica mancanza di personale, la totale assenza in molti casi della RU486, la pillola abortiva.


Una trasparenza a metà: dati aggiornati assenti

Nonostante l’intento dichiarato di migliorare l’accesso all’IVG, la mappa si ferma a un livello informativo parziale. Mancano infatti i dati aggiornati sull’obiezione di coscienza, elemento cruciale per valutare la reale disponibilità del servizio.


Come evidenziato da diverse associazioni, il rischio è che l’informazione diventi illusoria: sapere dove si dovrebbe poter abortire non equivale a sapere dove è effettivamente possibile farlo.


La trasparenza, senza aggiornamento costante e completo, rischia di diventare un esercizio formale, più utile all’immagine delle istituzioni che alla tutela dei diritti delle donne.

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