
Ennesima sconfitta per la Roma che perde a Torino contro una buona Juventus ma non di certo irresistibile. Si conclude così il Grande Slam di sconfitte contro le big 4, confermando il trend negativo con delle differenze rispetto al passato.
Come al solito il più vivo dei bianconeri è Conceicao che, subito dopo essersi divorato un'occasione enorme davanti a Svilar, spara un sinistro a incrociare sulla finezza di tacco di Cambiaso. Roma senza reazione, si fa raddoppiare nella ripresa grazie a Openda che raccoglie l'invito del più caparbio in campo, Weston McKennie, dopo l'ennesimo miracolo della partita - e del campionato - di Svilar. Speranza vana per i giallorossi, data dal gol in respinta del subentrato Baldanzi che quando vede zebrato sembra avere una linfa vitale diversa.
La sensazione endemica del tifoso romanista, più che in altri stadi, è che a Torino perderà. E ciò, a onor di statistiche, ha delle basi solide su cui fondarsi: anzitutto, la Roma non vince a Torino dallo Stadium vuoto del 2020, quando però la Juve, all'ultima giornata, già scudettata, perse 3-1 contro i giallorossi di Fonseca, anch'essi senza grandi pretese in campionato -schierando di fatto la Juve B. Fonseca invocato in questi giorni come termine di paragone per una Roma che fagocitava le piccole ma non scendeva nemmeno in campo con le grandi.
Se è vero che la Roma non crea - casuale e sorprendente anche il gol di Baldanzi - è altrettanto vero che l'atteggiamento della Roma di Gasp contro le milanesi non può essere accomunato a quello contro Napoli e Juventus. Mentre c'era un evidente filo conduttore delle sconfitte contro le big dei giallorossi di Fonseca, anche in Europa, la Roma di Gasperini sta mostrando due facce della stessa maglia: quella reattiva e combattente che mette sotto il Milan come mai prima, e quella remissiva e offensivamente ingolfata contro la Juve. Se per la prima Roma il problema era caratteriale - e forse fisico - in questa Roma è una questione di reparto offensivo senza idee né chimica.
Gasperini in conferenza stampa conferma boccia pesantemente Ferguson, che nonostante un ingresso moderatamente positivo, continua a non convincere sotto l'aspetto caratteriale. Il tecnico lascia trapelare anche una delusione nell'atteggiamento anche da altri acquisti (vedi Bailey uscito dopo qualche minuto dall'ingresso non di certo scoppiettante).
Il problema offensivo rimane: il meccanismo gasperiniano è oleato solo dietro e in mezzo al campo, con le rincorse uomo su uomo di tutti, compresi Ziolkowski e Rensch, autori di un'ottima gara, con i simboli Mancini, Wesley e Koné a testimoniarlo.
Davanti non c'è il terminale offensivo, ma questo non è un'obbligo né un'alibi dal post guardiolismo in poi, come tiene a specificare anche Gasp.
Allora qual è il problema? Bella domanda, senza dubbio l'assenza di coraggio nelle giocate verticali di Soulé e Dybala contribuisce non poco alla mancanza di leadership offensiva; poi ci sono le sedi vacanti del centravanti e del trequartista di piede destro, non risolto da Pellegrini, poco incisivo e molto incostante. Il supporto offensivo dei due centrocampisti non c'è e non ci sarà mai, come Freuler e De Roon insegnano.
Chi lo avrebbe mai detto che Gasp doveva capire come segnare? La soluzione è smithiana: la mano invisibile del mercato sistemerà da sola le cose. Forse.
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