
Celle inabitabili, diritti compressi, vite sospese. È questo lo scenario che, aggravato, da un sovraffollamento insostenibile e da un sistema oramai incapace di garantire condizioni dignitose. Di fronte a un’emergenza che produce dolore e assenza di futuro, A buon diritto, Acli, Antigone, Arci, Cgil e molte altre realtà lanciano un appello urgente alle istituzioni: serve un atto di clemenza che riduca subito il numero dei detenuti e riapra le porte alla speranza, in vista del Giubileo dei detenuti, dal 12 al 14 dicembre.
Le associazioni chiedono un provvedimento di clemenza capace di ridurre il numero dei detenuti, oggi circa 63.500 a fronte di 46.500 posti effettivamente disponibili.
Il quadro descritto è drammatico: 74 suicidi in carcere dall’inizio del 2025, oltre a due agenti di polizia penitenziaria e due operatori sociali. Altri 47 decessi restano da chiarire.
Nel 2024 i Tribunali di sorveglianza hanno accolto oltre 5.800 istanze per condizioni ritenute contrarie all’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani. Celle inabitabili, isolamento dalle comunità esterne, burnout del personale e servizi ridotti aggravano quella che le associazioni definiscono una crisi «fuori dalla legalità costituzionale».
I promotori si rivolgono al Parlamento affinché approvi un atto urgente di clemenza, al presidente della Repubblica per una significativa concessione di grazie, ai magistrati di sorveglianza perché concedano tutti i giorni disponibili di permesso premio.
Al ministero della Giustizia chiedono di umanizzare e modernizzare l’esecuzione della pena, aprendo gli istituti al volontariato, alle scuole, alle università, alle cooperative e agli enti locali.
Dal 12 al 14 dicembre 2025 in Vaticano si celebrerà il Giubileo dei detenuti. Le associazioni ricordano le parole di papa Francesco nella Bolla del Giubileo 2025, quando il pontefice ha scritto: «Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena». Un invito che, secondo i promotori, non ha ancora avuto risposte concrete.
L’appello si tradurrà anche in un momento pubblico: il 6 febbraio 2026, a Roma, si terrà un’assemblea aperta a cittadini, enti del terzo settore, operatori e volontari «per uscire una volta per tutte da questa drammatica situazione».
Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, sintetizza così l’urgenza: «La situazione delle carceri italiane non è più sostenibile. Oggi - precisa -, di fronte a un sovraffollamento record e a condizioni che i giudici riconoscono come disumane e degradanti, l’unico atto davvero responsabile è intervenire subito. Il Giubileo ci ricorda che nessuna pena può essere senza speranza… L’Italia non può permettersi un altro anno così».
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