
Arriva con la coppa in mano, tra applausi e cori, e l’ingresso al Tc Parioli diventa una celebrazione spontanea. Flavio Cobolli, protagonista del trionfo in Coppa Davis con l’Italia, rientra a Roma dopo lo sbarco da Bologna e trova la sua gente ad attenderlo nel circolo che lo ha visto crescere. Accanto a lui il padre Stefano e la fidanzata, in un abbraccio collettivo che racconta la dimensione familiare della sua ascesa.
Il romano si ferma, osserva il pubblico, poi parla con l’emozione di chi torna davvero a casa: «Questo è il posto dove sono nato, è bello che ci siate tutti qui, siete un pezzo di famiglia, amici che fanno parte del mio percorso. Questo successo è anche vostro». Dichiarazioni brevi, dirette, che restituiscono il legame profondo con il club e con la città.
Accanto al campione c’è il padre e tecnico, Stefano Cobolli, che riallaccia il trionfo al filo dei sogni coltivati in anni di lavoro: «Una vittoria in Davis, in casa, insieme a un altro romano, era una cosa inimmaginabile. I sogni ci sono sempre stati; il suo sogno deve ancora arrivare ma questo era uno di quelli più importanti». Una frase che inquadra il momento non come arrivo, ma come tappa di un percorso ancora in espansione.
Il rientro si trasforma così in un evento condiviso: il Tc Parioli che lo applaude, i tifosi che celebrano la nuova icona romana della Davis, la città che riscopre un talento cresciuto sui suoi campi. Cobolli si concede ai presenti, posa con la coppa, saluta, ringrazia. Un momento che segna il passaggio da promessa a volto consacrato del tennis azzurro.
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