Roma, 11 dicembre 2025
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Fare città insieme: a Roma i Patti di collaborazione cambiano la gestione dei beni comuni

Al convegno alla Casa della Città l’assessora Alfonsi presenta strumenti, numeri e progetti della partecipazione civica. Il sindaco Gualtieri: «Così cogestiamo la città con più idee e visioni»

di Camilla PalladinoULTIMO AGGIORNAMENTO 4 ore fa - TEMPO DI LETTURA 4'

Istituire una co-progettazione e una gestione condivisa degli spazi pubblici attraverso accordi trasparenti e flessibili. A questo servono i Patti di Collaborazione, come spiegato nel pomeriggio di mercoledì 9 dicembre alla Casa della Città in piazza Giovanni da Verrazzano, durante il convegno «Fare Città insieme. I Patti di Collaborazione come strumento di governo», un appuntamento dedicato all’evoluzione della partecipazione civica e alla gestione condivisa dei beni comuni, a cui hanno partecipato istituzioni, associazioni e cittadini. Il tema infatti, negli ultimi anni, ha assunto un ruolo centrale nelle politiche ambientali, sociali e urbanistiche della Capitale.

Dal prendersi cura alla co-progettazione

I Patti di Collaborazione rappresentano una traduzione concreta del principio di sussidiarietà orizzontale sancito dall’articolo 118 della Costituzione, favorendo un rapporto paritario tra istituzioni e comunità e superando il vecchio modello delle semplici adozioni. Rispetto agli strumenti precedenti, i patti introducono la co-progettazione e una gestione condivisa degli spazi pubblici attraverso accordi trasparenti e flessibili.

Durante il suo intervento l'assessora capitolina all'Ambiente, agricoltura e rifiuti Sabrina Alfonsi ha definito i beni comuni come risorse materiali e immateriali – dalle aree verdi ai luoghi culturali – fondamentali per il benessere della collettività e delle generazioni future. La cura condivisa, ha affermato, produce coesione sociale, nuove competenze, capitale umano e legami di prossimità.

Collaborazione civica e formazione interna

«Gestire in modo condiviso i beni comuni significa prendersi cura delle persone», ha dichiarato Alfonsi, evidenziando come il welfare territoriale si intrecci con la partecipazione civica. L’assessora ha poi annunciato l’avvio dei lavori per istituire una «Comunità di pratica» dedicata ai dipendenti coinvolti nei patti, prevista in una prossima memoria di giunta. Tale rete servirà a uniformare procedure, condividere esperienze, formare il personale e rendere più efficiente l’azione amministrativa.

Agevolazioni e incentivi: un sostegno concreto alla cittadinanza attiva

Il Campidoglio inoltre intende sostenere i patti anche con agevolazioni come canoni ridotti, oneri minori per l’uso dei beni, coperture assicurative ed esenzioni tributarie. Una partecipazione reale, ha precisato l'assessora, non sostituisce l’amministrazione ma la affianca, valorizzando l’impegno dei cittadini che non sono più semplici utenti, ma attori della trasformazione urbana.

Comunità energetiche e orti condivisi: la città che cresce dagli spazi aperti

Tra gli esempi virtuosi, Alfonsi ha citato le comunità energetiche rinnovabili e gli oltre 150 orti urbani, che promuovono inclusione, conoscenza e solidarietà. Quest’anno il Comune ha fornito alle comunità degli ortisti materiali per circa 130mila euro, tra prefabbricati, depositi attrezzi, panchine, pergolati e tavoli. «Patti, comunità energetiche e orti urbani – ha sintetizzato – configurano un modello fondato sulla condivisione», restituendo agli spazi pubblici il ruolo di piazze contemporanee dove si costruiscono relazioni.

I numeri dei patti e le esperienze già attive

Secondo i dati illustrati durante l'evento, il dipartimento Ambiente ha firmato 12 patti di collaborazione, con altri 10 in definizione, mentre i municipi ne hanno sottoscritti 21 (tra cui II, VI, VII, VIII, X, XI e XIII). Le adozioni attive in città sono 69, destinate a trasformarsi in patti.

Tra gli accordi già operativi figurano quelli del parco Giovanni Palatucci, con otto associazioni impegnate in educazione ambientale e rigenerazione, del parco Giovanni Agnelli, insieme al Comitato Verde Ferratella, del casale Gomenizza nella riserva di Monte Mario, gestito da nove realtà associative, di Bunker e Torretta del Roccolo a Villa Ada, dell'area verde interna di Villa Ada, con Intesa Sanpaolo per il monitoraggio sperimentale delle alberature, dell'area verde via Martin Pescatore – via Castelporziano, con l’associazione Noi Antimafia, del parco della Caffarella, con Humus, del parco Andrea Campagna, dedicato ad attività culturali e ambientali.

Le testimonianze e i progetti complessi

Durante il convegno sono state presentate esperienze significative come il parco degli Acquedotti (con più associazioni e Regione Lazio), il parco della Cellulosa, il giardino dei Cedrati a Villa Pamphilj, largo Mengaroni a Tor Bella Monaca (rigenerato grazie alla Fondazione Bulgari e gestito da Cubo Libro) e il parco dei Romanisti, con il suo uliveto urbano destinato alle famiglie fragili.
La direttrice della direzione Agricoltura, Maria Teresa Orlando, ha illustrato inoltre il progetto di valle Fontana, 33 ettari tra Torrevecchia e Santa Maria della Pietà che potrebbero diventare il più grande parco urbano agricolo d’Europa.

Gualtieri: «Una modalità importantissima»

Il sindaco Roberto Gualtieri, intervenendo all'evento, ha ribadito che i patti sono «una modalità importantissima» perché permettono non solo di ampliare gli interventi, ma anche di «cogestire la città con molta più ricchezza di obiettivi, spunti e visioni». «Non si tratta e – ha aggiunto il primo cittadino – solo di manutenzione: dalla manutenzione si passa alla valorizzazione, alla fruizione e alla possibilità di fare di quei posti luoghi in cui avvengono altre cose».

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