
Maschere, schermi e immagini dagli allevamenti per sensibilizzare sullo sfruttamento animale. A piazza Trilussa, l’8 dicembre, il movimento internazionale Anonymous for the Voiceless ha portato il suo celebre «Cubo della Verità», una "performance" che unisce attivismo di strada e immagini provenienti dagli allevamenti intensivi.
Indossando le iconiche maschere ispirate a V per Vendetta e mostrando video su due monitor, i volontari hanno attirato l’attenzione dei passanti sulle pratiche dell’industria animale e sulla scelta vegana.
Nata a Melbourne nel 2016, Anonymous for the Voiceless è un’organizzazione che opera in tutto il mondo attraverso centinaia di capitoli locali. Il metodo è sempre lo stesso: volontari in nero, in formazione quadrata, mostrano filmati provenienti da macelli, allevamenti e laboratori, mentre gli «outreachers» parlano con i cittadini e propongono percorsi come il «Challenge 22». Pur utilizzando le stesse maschere, AV non è affiliata al gruppo hacker Anonymous.
L’approccio visivo di Anonymous for the Voiceless, anche qui a piazza Trilussa, punta a generare consapevolezza immediata, facendo appello alla responsabilità e alla sensibilità individuale dei cittadini.
Durante l’evento romano, la portavoce Ilaria ha spiegato gli obiettivi dell’azione: «Siamo qua in piazza oggi, con il nostro Cubo della Verità. Un evento - spiega - dove mostriamo tutte le pratiche di sfruttamento degli animali, che vanno dal consumo della carne, del latte, le uova, e anche, diciamo, per la pelle o quant'altro, intrattenimento, test sugli animali». In questo modo gli attivisti cercano di sensibilizzare, far capire e responsabilizzare le persone: «Fino a che la gente non cambia e non diventa vegana - sottolinea la portavoce -. Questo sfruttamento animale accade per colpa di chi non è vegano...».
Alla domanda sul ruolo dei vegetariani, Ilaria ha aggiunto:
«Il vegetariano perpetra comunque uno sfruttamento nei confronti degli animali». Per il latte, ad esempio: «C'è uno sfruttamento della vacca - spiega -, che viene ingravidata artificialmente, poi le viene tolto il vitello che viene mandato poi al macello sei mesi dopo. E la vacca vivrà molto meno rispetto a quello che potrebbe vivere, perché vivrà 4-5 anni in media, e poi viene anche lei macellata una volta che non produce più la quantità di latte necessaria rispetto a certi standard».
Le uova? «Anche quelle, implicano una sofferenza, uno sfruttamento delle galline. Ad esempio, una cosa classica che facciamo vedere in questi video è il fatto che i pulcini maschinati di due giorni vengono poi trutturati vivi perché sono considerati scarto dall'industria delle uova. Ora, questa pratica forse verrà tolta l'anno prossimo, però rimane il tema che finché non smettiamo di mangiare gli animali, di sfruttarli, di considerarli come delle risorse e non come degli esseri senzienti, tutto questo non cambierà».
Sul biologico, la risposta è netta:
«Non cambia niente, perché comunque finanzi quell'industrialismo...».
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