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Referendum 2025, ecco per cosa si vota e le modalità di accesso alle urne per i cittadini di Roma Capitale

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    Redazione La Capitale
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Quattro sono stati promossi dalla Cgil e puntano ad aumentare i diritti dei lavoratori mentre il quinto propone un abbassamento degli anni necessari ad ottenere la cittadinanza italiana

referendum 2025 cgil

L'8 e il 9 giugno i cittadini italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su cinque quesiti referendari volti ad abrogare o modificare altrettante norme. Anche a Roma sono ovviamente aperte le urne a cui sono chiamati un totale di 2.063.913 aventi diritto al voto.


Per votare è richiesta la carta d'identità e la tessera elettorale. Per chi non ha a disposizione la seconda, il Comune di Roma ha attivato un servizio sostitutivo d'emergenza, ovvero un Attestato di voto Sostitutivo scaricabile online dal sito nella sezione Certificati Anagrafici e di Stato Civile.


I quesiti vengono formulati in maniera tale che l'elettore possa rispondere solo "Sì" o "No". Se vince il "Sì" con il quorum raggiunto - ovvero il 50% più uno del numero totale degli aventi diritto al voto - la norma è abrogata. Se vince il "No" oppure se non si raggiunge il quorum, la legge resta in vigore.


I primi quattro quesiti sono stati promossi dalla Cgil e puntano ad aumentare i diritti dei lavoratori mentre il quinto propone un abbassamento degli anni necessari ad ottenere la cittadinanza italiana.


I quesiti sul lavoro nel dettaglio

I primi quattro quesiti affrontano tematiche relative ai diritti e alla sicurezza dei lavoratori. Questi referendum sono stati promossi dalla Confederazione Generale Italiana del Lavoro (Cgil), con l'obiettivo di abrogare specifiche disposizioni legislative, principalmente introdotte con il Jobs Act, ritenute lesive dei diritti dei lavoratori.


Nel dettaglio, gli elettori dovranno esprimersi sulla proposta di abrogare il contratto di lavoro a tutele crescenti e la relativa disciplina dei licenziamenti illegittimi, una misura introdotta per rendere più flessibile il mercato del lavoro ma spesso criticata per aver indebolito la tutela dei lavoratori.


«Nelle imprese con più di 15 dipendenti - si legge sul sito del sindacato -, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Sono oltre 3 milioni e 500mila ad oggi e aumenteranno nei prossimi anni le lavoratrici e i lavoratori penalizzati da una legge che impedisce il reintegro anche nel caso in cui la/il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto».


Si voterà inoltre sulla possibile modifica parziale delle norme che regolano i licenziamenti e le indennità specifiche per le piccole imprese. «In caso di licenziamento illegittimo - scrive la Cgil - oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche qualora una/un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Questa è una condizione che tiene le/i dipendenti delle piccole imprese (circa 3 milioni e 700mila) in uno stato di forte soggezione. Obiettivo è innalzare le tutele di chi lavora», termina la nota della Cgil, cancellando il tetto massimo all'indennità economica per i lavoratori licenziati in aziende con meno di 16 dipendenti.


Sarà inoltre affrontato il tema della durata massima e delle condizioni per proroghe e rinnovi dei contratti di lavoro subordinato a termine. Nel quesito referendario si chiede in particolare di abrogare le disposizioni che consentono proroghe e rinnovi oltre i 12 mesi senza causali specifiche. «Rendiamo il lavoro più stabile» è l'augurio del sindacato.


Infine, il quarto quesito riguarderà l'abrogazione della responsabilità solidale del committente e dell'appaltatore in caso di infortuni dei lavoratori dipendenti delle imprese subappaltatrici. Nel referendum si chiede in particolare l'eliminazione della norma che esclude la responsabilità del committente per infortuni subiti dai lavoratori delle imprese subappaltatrici.


Il quesito sulla cittadinanza italiana

Il quinto quesito riguarda invece la riduzione da 10 a 5 anni del periodo minimo di residenza legale necessario per la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri extracomunitari maggiorenni.


Il quesito è stato promosso da un ampio fronte di forze politiche e associazioni della società civile. L'iniziativa è stata lanciata dal segretario di +Europa, Riccardo Magi, e coinvolge diverse associazioni come Italiani senza cittadinanza, CoNNGI (Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane), Idem Network, Libera, Gruppo Abele, A Buon Diritto e Società della Ragione.

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