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I laghi di Nemi e Albano al centro di un’audizione in Regione: è allarme prosciugamento

  • Immagine del redattore:  Redazione La Capitale
    Redazione La Capitale
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 1 giorno fa

Durante l’audizione, sindaci e portavoce delle comunità locali hanno lanciato un vero e proprio grido d’allarme, chiedendo alla Regione Lazio interventi tempestivi e un piano coordinato di monitoraggio, tutela e valorizzazione

lago nemi
Lago di Nemi

Cambiamenti climatici, cattiva gestione delle risorse idriche e urbanizzazione incontrollata. Queste le cause alla base del progressivo abbassamento del livello dei laghi di Albano e di Nemi che ieri sono stati al centro di una seduta congiunta delle commissioni XII «Tutela del territorio» e VIII «Agricoltura e ambiente», presiedute rispettivamente dai consiglieri Nazzareno Neri (Gruppo Misto) e Giulio Menegali Zelli Iacobuzi (Fratelli d’Italia), riuniti in consiglio alla Regione Lazio. Al centro dei lavori, un’audizione urgente sulle criticità ambientali dei laghi di Nemi e Albano, due tra i più significativi bacini lacustri del territorio dei Castelli Romani.


I laghi del Lazio i più colpiti

L’iniziativa, promossa dalla consigliera Alessandra Zeppieri (Polo Progressista), ha visto la partecipazione di numerosi sindaci e amministratori locali, rappresentanti di associazioni ambientaliste, comitati civici e tecnici di enti preposti alla tutela del territorio.


Secondo i dati forniti da Aubac (Associazione Utenti Bacini Acquiferi del Centro), il lago di Nemi ha registrato un lieve incremento di quattro centimetri nell’ultima settimana, mentre il lago di Albano si mantiene stabile a 2,12 metri, un valore comunque inferiore di 35 centimetri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. «I laghi dei Castelli Romani – è stato evidenziato – sono oggi tra i più colpiti nel Lazio dalla riduzione delle altezze idriche, con impatti significativi su ambiente, turismo e assetto socio-economico locale».


Durante l’audizione, sindaci e portavoce delle comunità locali hanno lanciato un vero e proprio grido d’allarme, chiedendo alla Regione Lazio interventi tempestivi e un piano coordinato di monitoraggio, tutela e valorizzazione. Tra le proposte emerse, la costituzione di un tavolo tecnico permanente che coinvolga istituzioni, amministrazioni comunali e gestori del servizio idrico, con l’obiettivo di pianificare misure strutturali e sostenibili nel tempo.


Il grido d'allarme

Il capogruppo del Movimento 5 Stelle Lazio, Adriano Zuccalà, ha ribadito la necessità di un'azione immediata: «Il grido d’allarme è giunto da tutti: sindaci, delegati e attivisti ambientalisti. Dobbiamo affrontare questa emergenza con misure strutturali, non possiamo più attendere. Serve un piano serio di tutela e recupero ambientale che punti, innanzitutto, alla riduzione dell’adduzione idrica e del consumo d’acqua».


Zuccalà ha inoltre rinnovato la sua ferma opposizione alla costruzione del futuro inceneritore di Roma, che, ha sottolineato, «richiederà ingenti volumi d’acqua per il funzionamento, aggravando ulteriormente una situazione già drammatica».




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